sabato 29 novembre 2008

Follia d'amore

Rieccomi, sono nel salone di casa mia, indosso un caldo vestito di lana leggera azzurro con un colletto quasi in tinta di pizzo tramato ai bordi da un nastrino di raso bianco, ho raccolto i miei capelli in una lunga treccia che scivola giù sulla mia schiena. Mi sembra di essere una "scolaretta!". Non c'è molto freddo oggi, dopo un furioso nubifragio che ieri si è abbattuto sulla mia città, il sole oggi ha voluto farsi perdonare di non esserci stato in questi giorni offrendoci una magnifica giornata. Sono seduta alla mia scrivania, durante la mia assenza mia madre non ha toccato nulla delle mie cose, c'è di tutto quì sopra, il mio portamatite, le mie foto, i miei pupazzi, piccoli souvenir di viaggi, il mio pc; il tocco di mia madre lo noto nell'ordine in cui ha posto le cose, lei ci tiene all'ordine, mi richiama sempre e lo sà che fra poco questa scrivania sarà inguardabile, come dice lei, e rassegnata rassetterà il tutto. Questo salone dove sono adesso è un pozzo di ricordi, ha visto festeggiare i nostri compleanni, le lauree, serate in festosa compagnia di amici e parenti, notti di Natale passate a giocare a tombola in attesa della "nascita di gesù Bambino": i miei lo hanno arredato con gusto e nel corso degli anni si è arricchito di tanti soprammobili. Un bel salotto in stile Luigi XIV, di una stoffa di raso celeste cielo, con ricami delicati di foglioline e fiori color argento è adagiato su un bellissimo tappeto cinese in varie gradazioni di azzurro dove sembrano rincorrersi bellissime rose dai colori tenui che risaltano sull'azzurro dello sfondo. Mia madre lo vide un giorno in una vetrina di un noto negozio di tappeti e lo disse a mio padre, lei glielo descrisse, le era piaciuto tanto, ma non avrebbe mai pensato che dopo un paio di giorni sarebbe stato sotto il suo salotto. Mio padre glielo regalò e ricordo che loro due quel giorno si baciarono come due fidanzatini, non curanti delle nostre "critiche"... ma eravamo felici noi figli a vederli così innamorati. Un grande quadro a "parete"con una mirabile rappresentazione della laguna di Venezia fa da sfondo al divano, antiche vetrine ricche di preziosi Capodimonte sono sparse nell'ambiente, una bella sala da pranzo sempre in "stile" dai toni chiari con delicate bordure di cornici dorate, un'antica credenza dove sugli sportelli maestri fiorentini hanno scolpito dei graziosi mazzi di fiori dai colori tenui, che sembrano emergere dalla superfice lignea del mobile, ancora uno stupendo pezzo in radica di rosa, bordato da colonnine con fregi bronzei, ed intarsi sulla facciata che riproducono nature morte, sovrastato da uno splendido quadro raffigurante dei fiori e della frutta su di un tavolo. Una bellissima statua di Capodimonte che rappresenta una mamma con i suoi bambini, un ennesimo regalo di mio padre per la festa della mamma, troneggia sul centro della tavola da pranzo rotonda, dove il disegno dei fiori lungo tutto il bordo sembra farle da centro tavola. Spicca, inoltre, una "francesina"dalla tapezzeria color oro piena di bambole antiche, bambole che puoi trovare ovunque a casa mia, perchè sono la passione di mia madre tanto che addirittura dà ad esse anche dei nomi! Mio padre negli anni gliene ha fatto dono, sapeva di farla felice. Preziosi quadri sono appesi alle pareti del gran salone, una tenda a cascata di color avorio riempie tutta la parete, lasciando ben filtrare la luce delle porta finestre. Ma c'è una cosa in questa sala che mi piace veramente tanto: un bellissimo presepe di Caltagirone. E' fatto di corteccia di albero dei boschi di S.Pietro, pieno di grotte ricavate da un abile lavoro degli artigiani calatini, ricco di pastori interamente lavorati a mano sempre dagli stessi: in questo periodo viene acceso da piccole gocce di luminare ed è uno spettacolo a vederlo. Da piccola, spesso, mi mettevo seduta sul tappeto e stavo lì solo per ammirarlo. Le note del Bolero di Ravel accompagnano questi miei ricordi,queste note sembrano scandire il tempo nella vita, un crescendo di note che poi di colpo tronca. Come il nascere, crescere, vivere la vita e poi ecco di colpo... la fine. Così sento questa musica ! Ieri sera è venuto a fare visita a mio padre il mio ex fidanzato, lui è un caro amico dei miei fratelli, ma la sua visita ha avuto un doppio scopo, sapeva di trovarmi... e così ha avuto un motivo in più per venire a casa mia. Siamo stati proprio quì, seduti sul grande divano, abbiamo parlato a lungo. Io l'osservavo, è sempre un gran bell'uomo, indossava un bel completo sportivo di colore chiaro. Sempre molto elegante, tiene molto al suo fisico, al suo modo di vestire, ricercato nei particolari, negli accoppiamenti di colore sugli abiti: il tutto denota la sua ricerca "del bello" per distinguersi dagli altri. Giuseppe ha cercato di confortarmi, era diverso dall'uomo che ho lasciato poco tempo fa: mi accarezzava le mani, e per farlo mi ha chiesto il permesso!!! Una cosa impensabile per il suo modo di agire e di pensare, dove tutto gli è dovuto e ciò che non può avere se lo prende lo stesso senza chiedere il permesso! Sembra cambiato, una sottile ruga vicino gli occhi appariva appena ad ogni accenno di sorriso, è stato dolce, come non lo ricordavo da tanto tempo, quando parlando di mio padre sono scoppiata in lacrime. Lui mi ha abbracciata dolcemente, era sincero, spontaneo, porta sempre quel profumo che io amavo sentire su di lui, gli dicevo una volta "questo profumo si fonde con la tua pelle, è parte di te". E lui ieri sera, forse per combinazione, non sò, aveva questo profumo, il calore delle sue braccia, l'essenza profumata della sua pelle mi hanno riportata per un attimo indietro nel tempo, solo per un attimo, quando ero felice vicino a lui, quando lo amavo pazzamente. Mi ha sfiorato la testa con un timido bacio, mi ha sussurrato "ti amo e ti amerò per tutta la vita amore mio". Non mi sono sciolta dal suo abbraccio, forse bisogno di tenerezze, di affetto, sono rimasta con il mio viso sul suo petto e lui ha poggiato il suo sul mio capo. Siamo rimasti così solo per un pò, poi ha asciugato le mie lacrime e mi ha dato un bacio sulla fronte. Giuseppe è ancora innamorato di me, forse il tempo e la lontananza gli hanno fatto capire gli sbagli dettati dalla sua folle gelosia, dal suo egoismo... ma forse la sua era solo "una follia d' amore"!

domenica 23 novembre 2008

Ninna nanna per l'ultima volta

Rieccomi, è appena l'alba, fa freddo, i tenui colori della luce del nuovo giorno faticano a farsi strada dalle tenebre della notte. Soffia un forte vento, che scuote e piega gli alberi che sembrano inchinarsi alla forza della natura. Non si sente nemmeno il fragoroso cinguettio degli uccellini che di solito mi augurano il buon giorno. Sono tornata a casa mia, sono nella mia camera fra le mie care cose, tutto mi appare un pò cupo; ma non è la mancanza delle prime luci del giorno a rendere l'atmosfera cupa, è la tristezza che fa da "padrona" in questo periodo in questa casa. Stanotte non sono state le chiacchere sommesse dei miei fratelli al ritorno di qualche serata passata allegramente con gli amici a svegliarmi, ma le grida di dolore di mio padre, che combatte una guerra già persa per la vita. Io gli sto vicino, lo accarezzo e lo bacio sulla fronte, su gli occhi , come piace a lui, ma il suo viso contratto dal dolore a malapena riesce a percepirlo. Vedo mia madre stanca, mi è apparsa anche invecchiata, è la sua ombra, soffre come lui e forse di più, il suo è un dolore che non ha nessuna medicina per aiutarla. Lei gli sta accanto, ad ogni lamento, ad ogni smorfia di dolore, gli prende il viso fra le mani, lo bacia dolcemente, le sue labbra sembra volessero raccogliere una parte delle sofferenze del suo amore che vede spegnersi giorno dopo giorno, il suo senso di impotenza è immenso. La malattia ha logorato il fisico di mio padre, quello che una volta era un uomo possente, atletico, forte adesso è quasi inerme. Un fisico magro minato dal male, sembra quasi che potrei prenderlo in braccio. Si, lo farei, lo vorrei tenere fra le mie braccia e cullarlo come faceva lui con me, cantargli una ninna nanna per farlo addormentare; ma non come lui faceva con me che poi mi metteva nel mio lettino con la mia bambola preferita vicino, no, io lo cullerei per farlo addormentare.... per sempre, per non vederlo più soffrire. Gli canterei una dolce ninna nanna per l'ultima volta, lo bacerei sugli occhi e sulla fronte e lo affiderei alle braccia di Nostro Signore. Capisco solo adesso cosa sia l'eutanasia, è solo un atto d'amore. Sto piangendo sapete, a stento riesco a digitare, non pensate che sia cattiva o stolta, è solo il grande amore che ho verso di lui che mi fa desiderare tutto questo!

sabato 15 novembre 2008

Una lacrima... per un giorno in più

Questa mia pagina è dedicata a tutti coloro che conoscono cos'è la sofferenza e la disperazione e l'unitilità di "essere" stando vicino ad un ammalato di cancro. Sono sole 6 lettere, ma è una parola che in un attimo ti stravolge la vita, ti annulla, capisci che sei nulla di fronte ad una sola parola!
Poco valgono le preghiere, le cure quasi inutili, li chiamano "metodi palliativi" e significa...niente! E allora cominci a pensare... perchè ti rendi conto di come siamo piccoli, di come siamo inermi di fronte ad una morte annunciata. Si spendono miliardi per alimentare delle guerre, per uccidere in nome di non si sà cosa, ma non riescono a trovare fondi per dare la "vita", la ricerca sul cancro va a rilento, le guerre vanno di fretta!!! Quando sei vicino ad un ammalato "condannato"resti lì, lo guardi, gli tieni la mano, lo baci, lo accarezzi,vorresti che le sue atroci sofferenze fossero le tue, solo per dargli un pò di pace, ma non puoi fare nulla,nulla! Sapete cosa desidero in questo momento? Che ogni mia lacrima sia per lui un giorno in più di vita, mi vorrei consumare gli occhi, restare cieca, solo per dargli un pò di vita. Un bacio all'unico e solo primo amore della mia vita. Un bacio papà.

giovedì 13 novembre 2008

Una notte fra le braccia di un angelo

Sono stata svegliata dal fragore di un tuono, che ha lacerato il silenzio della notte, come se la natura volesse ricordare che è comandata da mano Divina e certi fenomeni metereologici l'uomo non può gestirli. I bagliori dei fulmini si alternano ai tuoni, accompagnati da forti scrosci di pioggia, come in una frenetica danza accompagnata da colpi ritmati su un tamburo, che precedono vibranti luminose scosse nell'aria. La morbida tenda che ricopre la mia porta finestra si illumina con i bagliori dei fulmini, trasferendo una luce irreale alla mia camera. Deve far molto freddo fuori, un velo di vapore acqueo ricopre i vetri della finestra, come volesse celare il furioso temporale che imperversa nella notte. Miss, la mia gattina, dorme vicino a me, si crogiola nel calore delle mie coperte: il temporale non l'ha svegliata, lei dorme profondamente! Indosso un caldo pigiama azzurro di morbida lana, che si fa cura del mio corpo riscaldandomi dolcemente, mi trasferisce anche quel calore che mi manca interiormente... Istintivamente rimando indietro una ciocca dei miei capelli che scivola giù sul mio viso, come volesse baciare la mia guancia, ma lei ritorna indietro, vuole sfiorarmi come fosse una carezza, un bacio. Ecco non ho più sonno! Metto le cuffie ed ascolto uno dei miei pezzi preferiti, uno di quelli che come dico io mi fanno "volare in alto!". Struggle For Pleasure di Wim Mertens sembra rispecchiare questa notte di pioggia, è un crescendo di note scandite da mirabili mani su una tastiera ove si alternano toni acuti e bassi che danno vita a suoni paragonabili allo scorrere di un torrente verso la valle, dove l'acqua si rincorre allegramente, con un rumore argentino; se socchiudi gli occhi, sembra proprio di vederlo. E' una musica che ti avvolge, ti trascina, le sue note sono come foglie e fiori che scivolano e si rincorrono sulla superficie dell'acqua: ecco come immagino questa musica. Sono giorni molto intensi, il lavoro mi assorbe quasi tutta la giornata. Francesco è partito, la temuta trasferta a New York è arrivata. In questo periodo siamo stati molto insieme, é stato bello passare con lui questi giorni che precedevano la partenza. Il mio bellissimo angelo dai capelli mori e da gli occhi grigi, che suscitano fascino e passione, non riusciva con il suo dolce sorriso a celare il velo di malinconia che lo avvolgeva. La sera prima della partenza ho voluto preparare io una cenetta solo per noi due. Ho fatto tutto per bene, una bella tovaglia candida con dei delicati ricami scivolava morbida sulla tavola, calici di cristallo,piatti classici, candele dentro a lumi di vetro finemente lavorati; ho completato la tavola con un piccolo bouchet di fiori freschi. Ho messo la nostra musica, volevo fosse tutto fatto per bene, volevo creare un'atmosfera romantica per il mio tesoro. Ho indossato per l'occasione un abito di pizzonero, un pò trasparente. Adoro il pizzo, lo sapete, e quest'abito mi veste davvero bene, scivola sul mio corpo come volesse accarezzarmi; dalle trasparenze del pizzo si intravedeva un pò il mio seno, che sembrava volesse emergere da sotto la tramatura dei fiori di merletto, poche gocce del mio profumo preferito, ho raccolto un pò i miei capelli con dei "pettini" arricchiti da piccolissimi strass, in modo da lasciare scoperto il mio decoltè. Insomma, ero una Gioia che voleva dare gioia al suo angelo, volevo essere bella solo per lui. Francesco al suo arrivo mi ha portato delle splendide rose, come fa lui: un fiore, una carezza e un bacio. Durante la cena le nostre discussioni si alternavano ai suoi complimenti per i piatti che avevo preparato, cercavamo di evitare di parlare della sua partenza, lo sapevo che non era contento di questo ed eludevamo un pò l'argomento. Mi guardava ammirato, la sua mano spesso stringeva la mia, sembrava volesse imprimere nei suoi occhi il mio viso ed io lo guardavo e capivo cosa stesse pensando. La musica ci accompagnava discretamente, abbbiamo cominciato a ballare, le note di Love Theme creavano ancora di più un'atmosfera romantica. Francesco mi baciava sul collo, sul seno, sulle labbra ed io lo ricambiavo. Il mio tesoro mi cominciava a spogliare, ma lo faceva piano piano, come a volerne godere ogni attimo, ed io spogliavo lui. Le mie mani lo accarezzavano, la mia bocca lo baciava sul viso, sugli occhi, le sue mani scivolavano sui miei fianchi, mi spogliava della mia lingerie; il suo viso fra i miei seni, come volesse coglierne il profumo, il calore, le mie mani sulle sue spalle e le sue labbra che scendevano giù sul mio ventre, sul mio pube. Lo accarezzavo sui capelli, io davanti a lui e lui in ginocchio davanti a me come fosse in preghiera, le sue labbra mi sfioravano, la sua lingua scivolava dolcemente sulle mie cosce e saliva piano piano, la sentivo... dentro di me, era una sensazione eccitante, bellissima. Le mie mani sul suo capo, fra i suoi capelli, mi chinavo appena per baciarlo sulla sua schiena forte, muscolosa, potevo sentire il suo profumo che riempiva delicatamente le mie narici. Ci abbandonammo sul tappeto, io su di lui, le mie mani su di lui, le mie labbra su di lui... la mia bocca lo cercava, lo baciavo appassionatamente sulla bocca e sul collo, le mie labbra scendevano giù, sempre più giù. Era lui che adesso passava le mani fra i miei capelli mentre la mia bocca coglieva tutta la sua eccitazione. Ci siamo amati, si amati, ho capito che non è stato solo sesso stavolta, mi sono abbandonata a lui totalmente dando tutta di me stessa e lui mi ha amata profondamente come volesse lasciare qualcosa di lui dentro di me. Siamo rimasti abbracciati poi tutta la notte, come piace a lui, mi stringeva a sè solo per sentire il calore del mio corpo, per sentirmi più sua, solo sua. Tesoro mio, ti sento ancora come fossi quì vicino, una sensazione che nessuno mai potrà togliermi. Un bacio sulle labbra angelo mio.

mercoledì 5 novembre 2008

Una favola per Stella

I giorni passavano,diventarono settimane mesi e Stella e il suo nuovo amore erano più uniti ed innamorati che mai. Ogni qualvolta mi capitava di vederla, lei sembrava ancora più bella, sul suo viso traspariva la felicità, i suoi occhi erano illuminati da una luce nuova, viveva questo amore come una favola. Un giorno per caso li vidi insieme,erano davvero belli, lei poggiava la sua testolina fulva sulla sua spalla, lui le cingeva la vita con il suo braccio ed andavano così passeggiando, erano nel loro mondo, sembrava che nulla gli importasse, che nulla li sfiorasse... erano solo loro due e il loro amore. Ma come in tutte le fiabe, anche in questa c'era una "strega cattiva"... si, perchè anche se il marito di Stella non si curava più di tanto delle uscite sempre più spesso ingiustificate della moglie, la suocera no! Lei si era accorta di qualcosa, cominciavano a sorgere dei sospetti in lei e la teneva d'occhio. Un pomeriggio venne a casa mia, com'era bella, radiosa, indossava un abito molto semplice di colore bleu, arricchito da pizzi sul corpino, una fascia di velluto in tinta tratteneva i suoi riccioli fulvi, sembrava una ragazzina che fremeva sapendo che stava di li a poco per incontrare il suo fidanzatino.Parlammo a lungo, io tenevo sulle mie gambe Eliana, che crescendo somigliava sempre di più alla madre, era diventata una splendida bambina, con un visino tondo e roseo, gli occhi erano due smeraldi, la boccuccia due petali di rosa che si schiudevano e chiamavano sempre "mamma, mammina". Mi chiamava "zia Ioia"ed io la stringevo a me e la ricoprivo di baci. Ormai cominciava a fare i primi passi ed i suoi piedini non stavano mai fermi, sembrava volessero scappare dalle deliziose scarpette a "bambola" che calzava, camminava un pò goffamente, con le manine ora sul petto ora con le braccia aperte, come fanno i bimbi che cominciano a fare i primi passi e cercano di tenersi in equilibrio, e girava nella mia camera cercando di prendere ora una bambola ora un altro gioco. La piccola naturalmente era ignara di cosa le succedesse intorno, di cosa la sua mamma stesse vivendo in quel periodo, il suo era solo un mondo di baci coccole e giochi. Stella mi confidava che il suo matrimonio ormai era in frantumi, il marito sembrava per lei un estraneo, che aveva notato, però, che la suocera delle volte, quando riceveva una telefonata da Marco, il suo amore, anche se faceva di tutto per non farsi scoprire,si sentiva spiata da lei. Parlava con foga, era preoccupata, spesso la suocera le faceva strane domande o le faceva esempi di donne che tradendo il marito poi le avevano tolto l'affidamento del figlio nella separazione per colpa .Il tutto la inquietava molto, mi diceva "voglio vivere la mia favola d'amore, lo sò che sono in peccato, ma ho scoperto cos'è l'amore e se amare è un peccato, allora io sono felice di essere una peccatrice!". Mentre parlava animosamente con me, le sue guance rosee si accendevano, come quelle di una bimba che arrossisce se viene rimproverata per una marachella,ma la sua non lo era... era ben altro! Ben presto,la strega cattiva della favola di Stella comprese tutto ed allora la sua vita cominciò a diventare un inferno, la ricattava, la minacciava che le avrebbe fatto togliere la custodia della bambina. Quante volte la vidi abbandonarsi ad un pianto straziante, era combattuta fra due amori, quello per la sua bambina e quello per il suo amore. Si trovava adesso ad un bivio, e sapeva che qualsiasi fosse stata la scelta serebbe stata per lei straziante. Ma la ragionevolezza si fece strada in lei, l'amore di mamma ebbe il sopravvento, non poteva rinunciare alla sua bambola dai capelli fulvi, troppo forte il legame. L'addio con Marco fu per lei indiscutibilmente doloroso, ma anche lui capì che non potevano andare avanti, nonostante il loro amore fosse così bello. Sono sicura che adesso, Stella, quando racconta alla sua bambina una fiaba, le racconterà di certo quella di una ragazza che dovette rinunciare al suo amore perchè una strega cattiva voleva portarle via la sua bambola di porcellana, dai capelli fulvi e dagli occhi del colore dei prati in primavera. E la stringerà al suo petto,come se ancora per un attimo stringesse a sè il suo grande dolce amore.

sabato 1 novembre 2008

Un cielo pieno di stelle - Prima parte

Oggi non si lavora, ho deciso di ripassare qualcosa, tra breve avrò l'esame orale ed è una materia piuttosto difficile. Miriam è uscita con Giulio, io sono rimasta a casa con la mia Miss, la mia dolce gattina, quella che mi porta come regalo un grillo al giorno... che carina!! Indosso un abito da mattina molto semplice, lana leggera di un bel colore azzurro, si modella sul mio corpo come un morbido guanto su una mano. Calzo comode e calde pantofoline rosa, ho raccolto i miei capelli con un nastro di velluto rosso che spicca vivacemente fra i miei capelli mori. Oggi la mia cameretta non è un" campo da guerra" come direbbe mia madre, ho rimesso un pò in ordine in previsione del fatto che avrei dovuto dedicarmi allo studio di questa materia un pò ostica. Mi accomodo sulla mia poltroncina, una vecchia poltrona rimodernata con gusto con una tapezzeria di un bel colore rosa antico, adornata da alcuni deliziosi mazzolini di fiori che la rendono allegra ed invitante allo sguardo, e che io devo sempre dividere con la mia Miss che non la vuole mai mollare! Mi abbandono su di essa, le mie braccia comodamente stese sui morbidi braccioli, il mio libro sulle gambe... ok, iniziamo a studiare, basta perdere tempo! Sfogliando il libro ecco che scivola una foto sul tappeto, la raccolgo distrattamente, poi la osservo con più attenzione... è una foto in compagnia delle mie amiche universitarie, tra loro ce n'è una che a cui ero affezionata tanto: Stella. E' una cara ragazza, mia coetanea, ricordo ancora molto bene il suo aspetto: alta, sottile, bella, una cascata di riccioli fulvi con un visino delicato dove si distinguevano chiare alcune efelidi che le donavano tanto e due occhi vivaci color dei prati in primavera. Stella, come desidererei riabbracciarla. Ricordo che si sposò giovanissima, si era invaghita di un giovane suo coetaneo e un giorno si accorse di aspettare un bambino: da noi, in Sicilia, è tacito che se ciò avviene le nozze sono inevitabili... e così fu per lei. Convolò a nozze, in una fredda mattinata di Dicembre: apparentemente un bel matrimonio, ma io sapevo che era solo coreografia, tutta una montatura per dare un cognome al bambino che sarebbe nato di lì a breve. Conoscevo le sue incertezze ed i suoi dubbi, ma lei dovette cedere per il bene del suo futuro figlio. Indossava, quel giorno, un abito semplice ma molto elegante, un pò vaporoso per nascondere la maternità, il colore fulvo dei suoi riccioli risaltava sul candore del vestito, a malapena il candido velo corto riusciva a coprire il colore acceso dei suoi capelli che scendevano a cascata sulle sue spalle. Lui un bel giovane, con la faccia da ragazzaccio immaturo, con una bella bocca dalla quale spiccavano dei bei denti bianchi, occhi scuri come i capelli ed un sorriso allegro da bambino che non si rendeva forse neanche conto del passo importante che stava per compiere. Stella ebbe una bella bambina di li a poco, una bambola dai capelli rossi e dagli occhi verdi come lei. Il suo matrimonio non andava bene e lo si capiva, troppe volte si abbandonava ad un pianto a dirotto attribuendolo alla maternità che procedeva un pò difficoltosamente; ma dietro quel pianto, io lo sapevo, si nascondeva la sua incertezza e le incomprensioni con il marito che Stella spesso mi confidava. Un giorno mi venne a fare visita con la sua splendida bambina, Eliana. Bella come il sole al tramonto, di cui i suoi capelli sembravano prendere i colori caldi e i toni di fuoco, con un viso che pareva di porcellana, le sue manine sembravano morbidi cuscinetti rosati e la sua pelle profumava del classico odore dei neonati, quel leggero profumo che emana una pelle delicata e ben detersa di bimbo. Stella quel giorno era fremente, era da tanto che non la vedevo così, i suoi occhi sembravano riflettere la sua euforia, brillavano di luce viva e pareva avesse due smeraldi lucenti che si stagliavano nel suo roseo viso, i suoi riccioli fulvi che le scendevano lungo il viso le davano un'immagine come fosse una preziosa bambola antica. Mi confidò che si era innamorata! Io non mi stupii più di tanto, era inevitabile, Stella non era mai stata convinta del passo che le era stato imposto e il suo matrimonio stava naufragando. Mi parlava del suo nuovo amore, era raggiante, mi raccontava delle interminabili telefonate dove si promettevano amore e sogni; si, sogni, perchè anche lui era sposato! Non tentai nemmeno più di tanto di dissuaderla, Stella parlava del suo nuovo amore con un'enfasi tale che sembrava fosse sospesa tra cielo e terra. La sua dolce bambina, ogni tanto, dalle mie braccia, le tendeva le manine; ma lei era come se fosse in un altro luogo, il suo corpo era con noi ma la sua mente e il suo cuore erano vicini al suo amore. Era decisa, sembrava come se si fosse rivestita di una forza che solo l'amore può dare, quella forza che io ben conosco, che ti fa combattere contro tutti, che ti fa "scalare le montagne" per raggiungere un solo obiettivo... la felicità! Come era bello ascoltarla, parlava di lui come fosse l'unico uomo al mondo, lo descriveva bello, alto, mi diceva anche di un simpatico codino con cui raccoglieva i suoi capelli castani un pò lunghi e che lei si divertiva a sciogliere ogni volta che le era vicina. Mi parlava dei suoi occhi che brillavano di luce, di quella luce di cui solo uno sguardo innamorato si illumina; mi diceva delle parole romantiche che lui le sussurrava, parole che la facevano sognare e che lei aveva dimenticato sentirsi dire. Le diceva "Tu sei la mia Stella ed io il tuo cielo, e nel cielo pieno di stelle tu, amore, sei la più splendente".