giovedì 29 ottobre 2009

Un dolce amore... di chat - Parte terza

Quanta tenerezza mi faceva Annamaria, sembrava se li cercasse tutte lei le storie complicate, o forse aveva avuto la sfortuna di incontrare solo uomini stronzi ... si, forse più la seconda ipotesi!! Spesso alcuni più si vedono amati e più ricambiano recalcitrando, non meritano nulla questi uomini, sono destinati a rimanere da soli perchè chi "pesta" chi li ama resterà da solo e ben gli sta!... poi rimuginerà, ma sarà troppo tardi ormai. L'osservavo mentre sembrava si rilassasse, pronta per raccontarmi qualcosa di forte; una bella donna, sempre elegante, ricercata nel gusto dell'abbigliamento che, anche se non griffato, su di lei sembrava da gran atelier, modi pacati, molto intelligente, una donna che nel suo campo lavorativo è molto stimata ed apprezzata da tutti coloro che la circondano e non solo. Si tuffa nel suo lavoro come volesse estraniarsi dal mondo intero e, traendone grandi soddisfazioni, non sta mai ferma, io la vedo ogni giorno, chiusa nel suo camice bianco, non si concede riposo, è sempre disponibile con tutti ed ha sempre un sorriso o una parola dolce per i suoi pazienti. Lei è così, dà tanto, forse perchè la vita le ha donato poco! Accarezzavo il mio gattino che al solito mi passeggiava addosso con il suo passo felpato, lei si alzò dalla poltroncina e venne verso di me, sollevò il gattino e poi lo strinse a se come fosse un bimbo: "Sai Gioia"mi disse,"quanto ho desiderato un figlio"la vita le aveva negato anche questa possibilità, la maternità, e lei riversava il suo amore sui figli degli altri, i suoi piccoli pazienti e poggiò la sua guancia sul musetto del mio gattino e lui stava buono buono, sembrava capisse che era un momento dove le coccole erano tutte per lui e allora non protestava ... Ma lei, capivo, coccolava il mio gatto Papero mentre il suo pensiero era lì, al suo Giosuè. Continuò "Gioia ricordi quando ho detto che stavo male? che avrei preso qualche giorno per riprendermi?'" ... certo che lo ricordavo, lei così ligia nel suo lavoro, allora pensai che doveva sentirsi davvero male per assentarsi. "Non stavo male, dovevo incontrarmi con Giosuè": la guardai stranita, non era da lei tutto ciò, quest'uomo le aveva rapito il cuore. Si sedette ai piedi del mio letto, io mi misi seduta, gambe incrociate di fronte a lei sul mio letto, capiì che il bello della storia stava per iniziare, volse lo sguardo verso di me accennando un sorriso: "Sapessi come l'aspettavo, non vedevo l'ora d'abbracciarlo, di stringerlo a me e baciarlo, com'era dolce, quando l'ho visto mi è parso ancora più bello, il mio "Ducittu"... io lo chiamo così, e lui sai come mi chiama?'Dolce sicula'. Lo potevo accarezzare, toccare, era una sensazione bellissima Gioia! Era riuscito a venire da me, nonostante la gelosia della moglie lui aveva cercato un sotterfugio per raggiungermi ed era con me! Mi offrì delle bellissime rose, bianche, rosa tenue, gialle dai toni sfumati, lui sà che non amo le rose rosse e aveva scelto per me le belle fra le più belle rose che avessi mai visto... o forse mi sembravano tali, tanta era la mia felicità. Indossava un abito in fresco lino chiaro, camicia appena sbottonata sul petto, alto ma non troppo, viso abbronzato, sorriso da bambino, occhi scuri belli e dolci, sguardo romantico sul quale si può leggere la sua malinconia, quella che io sola sò leggere. Io glielo dico sempre, nei tuoi occhi c'è tutta la tua vita . Andammo nella mia casa a mare, non era ancora alta stagione e quindi potevamo stare tranquilli, volevamo goderci quel pò che ci era stato concesso senza esser disturbati. Durante il tragitto che ci portava nella ridente cittadina del litorale messinese, Santa Teresa di Riva, appena dopo Taormina, Giosuè mi raccontava di come avesse escogitato il tutto per stare un pò insieme, scherzavamo, lui ogni tanto mi prendeva la mano e la baciava e io gli dicevo "Stai fermo, ti distrai! Se continui cosi' non arriveremo a destinazione!" e scoppiavamo in una fragorosa risata. Il vestito che indossavo era un bell'abito color verde mare, faceva spiccare la mia abbronzatura e mi donava molto, a Giosuè piacquè tanto, e alle volte lo vedevo sbirciare anche nella mia generosa scollatura! L'appartamentino si affaccia sul mare, dal balcone si può ammirare la battigia e, nelle giornate quando non c'è la foschia, la punta della Calabria. Il mare quando è calmo è come un velo azzurro, appena smosso da aliti di vento, dove piccole barche si poggiano sopra come a dondolarsi. Ammiravamo le bellezze della natura, poco lontano si vedeva il Castello di S.Alessio con la sua scogliera a strapiombo sul mare ricca di anfratti, meta di pescatori subacquei, dove le onde si infrangono e sembrano accarezzarla risaltando la sua bellezza naturale. Guardavamo estasiati, io gli facevo da Cicerone quando Giosuè mi strinse forte a sè, quasi a farmi mancare il respiro, e mi disse "si è bello tutto questo, ma tu sei ancora più bella, Anna". Mi baciò sulle labbra, com'era bello sentirle sulle mie, le sue mani mi accarezzavano voluttuosamente, mi baciava sulle labbra, sul collo, sul seno ed io ne godevo i momenti. Lasciò scorrere fra le sue dita le cerniera del mio vestito, il quale si aprì sulla schiena, girò alle mie spalle e mi iniziò a baciare con dolcezza, sentivo le sue labbra scivolare sulla mia schiena come gocce d'acqua, brividi intensi mi pervadevano tutta, le sentivo umide e calde allo stesso tempo, fece scivolare il mio vestito per terra ai miei piedi... era di fronte a me, il mio Giosuè. Lo spogliai dei suoi abiti, sbottonavo piano piano la sua camicia e le mie labbra lo baciavano sul petto, lui con le sue mani sui miei fianchi gemeva di piacere, inclinava il capo indietro e sussurrava il mio nome, godevamo di quei momenti di passione, volevamo viverli intensamente, sapevamo entrambi che forse non avremmo più potuto riviverli". Annamaria si alzò dal letto, fece alcuni passi, portò le sue braccia al petto incrociandole come se stesse abbracciando il suo Giosuè, con gli occhi socchiusi fece un giro su sè stessa, il suo corpo era lì con me ma il suo pensiero era tutto con lui, riviveva quei momenti come fosse presente. E continuava, non si fermava nel raccontarmi, non osavo interromperla, erano lei e il suo amore, non esisteva nessun altro in quei minuti. "Giosuè mi spogliò della mia lingerie, mi prese in braccio e mi poggiò sul letto con dolcezza, si sdraiò su di me, io lo sentivo, si! Sentivo il calore del suo corpo su di me, le sue labbra, lo sentivo dentro di me... Siii lo sentivo, era mio, era lì con me, lo accarezzavo, le mie mani potevano percepire un leggero velo di sudore, sentivo il profumo della sua pelle, godevo da impazzire ad ogni suo... vibrare intensamente dentro di me. I nostri corpi ancora avvinghiati girarono su sè stessi ed io mi ritrovai su di lui, Giosuè stava così, sotto di me, con le braccia aperte, e gridava il mio nome "Anna Anna, ti adoro, sei mia, è bellissimo, ancora Gioia mia" ed io incalzavo il ritmo dell'amplesso, le mie mani sul suo petto, non mi fermavo volevo godere tutto di lui dentro di me... poi le sue mani mi cinsero i fianchi e mi iniziò a spingere sempre più, sollevava il capo e mordeva delicatamente i miei capezzoli, raccoglieva i miei seni fra le sue mani... Dio come mi manca!"... Annamaria portò le sue mani sul viso e si abbandonò ad un pianto liberatorio, o solo di dolore, o forse erano entrambi, le lacrime le scendevano giù sul viso, sembrava una bambina che avesse perso la sua bambola preferita e ne soffriva, ma non era questo per lei, no, il suo pianto racchiudeva tutta la sua tristezza e l'amarezza che covava dentro di lei. Mi alzai dal letto, l'abbracciai, lei si strinse a me, voleva esser confortata, si sentiva vuota, cominciavo a capire che anche quest'uomo l' aveva fatta soffrire.....

martedì 20 ottobre 2009

Un dolce amore... di chat - Parte seconda

Lei era lì seduta sulla poltroncina rosa, sembrava una bambina che raccontava una favola, era immersa nel suo dire ed io l'osservavo, ogni tanto accavallava le gambe e passava la sua mano sulla coscia come ad accarezzarla, non incrociava il mio sguardo come avesse paura di dissensi o chissà cosa. Era solo lei e il suo raccontarmi, così, tutto di un fiato. Nei suoi occhi si poteva leggere malinconia, essi riuscivano a brillare solo un pò quando pronunciava il nome di colui che aveva invaso i suoi pensieri, Giosuè. Aveva chiamato cosi' anche il suo gattino, un bellissimo esemplare di gatto rosso striato bianco che lei coccolava amorevolmente, forse anche troppo! E parlava, parlava di lui, di come l'avesse affascinata, lui che le mandava canzoni d'amore, che non faceva altro che dirle che l'amava, che era pazzo di lei... ma lei mi confidava la sua riluttanza, mi diceva che c' era un qualcosa in lui che non la faceva stare serena, forse perchè c' era chi, in chat, la metteva sempre in guardia verso di lui... e Annamaria stava guardinga. "Attenta, è sposato, è un bugiardo, non ti dice la verità, guarda che la notte entra con un altro nick e si diverte con altre". Questo le diceva la sua amica in chat, ma lei non voleva crederle, pensava "forse si sbaglia con un altro, ci son tanti nick in una chat, no non è lui, si sbaglia sicuramente". La conoscenza virtuale fatta solo da frasi scritte su di un rullo magnetico ben presto si trasformò in un incontro a distanza in webcam: si guardavano, si parlavano, il loro era divenuto un rapporto di conoscenza oltre il virtuale. Si davano ormai appuntamenti giornalieri e serali in cui trascorrevano piacevoli ore insieme: la distanza li separava, ma era come se si vedessero e sentissero ogni giorno. Parlavano, scherzavano, litigavano... Giosuè era molto geloso di un suo amico in chat e non perdeva occasione di farle notare che Annamaria spesso scherzava in un modo che a lui non piaceva, così gli diceva chiaramente che quell'amico suo non le sembrava proprio che scherzasse solo con lei, anzi... insomma, non lo sopportava! Ma dal suo dire Giosuè era insofferente con tutti gli amici suoi, si sentiva come spiato e non lo sopportava, ma lui non si perdeva d'animo per stare un pò con lei, cambiava anche il pc, nick compreso, per non farsi riconoscere o identificare l'Ip, un sistema di osservazione della regione di provenienza di una connessione con cui gli utenti registrati di una chat sono spesso identificabili. Passavano i giorni, i mesi, e il loro rapporto sebbene molto contrastato da gelosie e incomprensioni andava avanti. Eleonora e non solo non mancavano di metterla sempre in guardia, il sospetto in Annamaria si faceva sempre più concreto, avevano notato anche lei che Giosuè spesso solea scherzare con una signora della chat che abitava non molto distante da lui, e questi particolari cominciavano come un puzzle a prendere forma, si compattavano fra loro e avvaloravano le chiacchere di chat. Ma lui era tanto bravo a dissipare i suoi dubbi, le sue incertezze, tanto che le promise che presto sarebbe andato a trovarla per passare un week-end con lei; fremeva, voleva stare insieme a lei, voleva incontrarla, non le bastava più una cam o una semplice telefonata. Annamaria distese le braccia lungo i braccioli della poltroncina, appoggiò la testa sullo schienale della stessa e socchiuse gli occhi prendendo un gran respiro, le sue dita stringevano la stoffa dei braccioli nervosamente, la sua inquietudine le si poteva leggere in quei semplici gesti; lei a cui la vita non aveva certo sorriso tanto, fra gelosie incomprensioni e violenze sia fisiche che psicologiche, si era trovata forse ancora una volta a soffrire per un uomo... ma non volevo anticipare i miei pensieri, volevo ricredermi stavolta!

lunedì 12 ottobre 2009

Un dolce amore... di chat - Prima parte

Rieccomi, ho avuto molti impegni ed ho trascurato il mio blog, prometto che cercherò di non farlo più. Sono quì con il mio pc, avrei tante cose da raccontarvi, anche grosse novità nella mia vita, pian piano mi riprometto di trascriverle. Ascolto una bellissima canzone, "How to save a life", e poco fa leggevo su internet un articolo curioso ma interessante riguardante il mondo delle chat e di amori virtuali e non... anche l'amore si adegua coi tempi, s'affaccia sul mondo della tecnologia, si formano coppie, nascono relazioni e delle volte si sposano anche, e il tutto inizia da due nick che s' incontrano su di un rullo magnetico... come cambiano i tempi! Ma se è amore va bene anche così, amore nato in una chat, bello no? Sapete un'esperienza così l' ha vissuta una mia cara amica, Annamaria, m'assomiglia molto caratterialmente, è un pò più grande d'età è inserita nel mio stesso contesto lavorativo anche se in due campi diversi, alta, castana sia di capelli che di occhi, ci accomunano lo stesso amore per la musica classica e quello per i gatti, infatti ne ha due anche lei. Annamaria è stata sfortunata nella sua vita di coppia, il suo compagno era un uomo violento e spesso me la vedevo arrivare piangendo, non le chiedevo nulla perchè già capivo tutto, mi limitavo solo a starle vicina così come si fa ad un amica che soffre, ci confidiamo tutto nei minimi particolari. Un giorno venne a casa mia, era un pò giù e non era da lei, è così solare, allegra, ha sempre la battuta pronta per dare un sorriso; lei è così, ha imparato ad esserlo nonostante la vita non sia stata magnanima con lei. Mi meravigliava il suo modo di stare così silenziosa, pensierosa, capivo che voleva dirmi qualcosa e non riusciva, la spronavo a farlo e lei girava il discorso, ma capivo che doveva esser qualcosa d'importante... o meglio qualcosa che le faceva male dentro anche solo a raccontarmelo. La incoraggiavo dicendole "sù Annamaria, racconta, che la fai lunga oggi!"... tanto sapevo che stava per "vuotare il sacco", che era venuta per questo. Iniziò così, come stesse raccontandomi una fiaba, si accomodò sulla mia poltrona( anzi sulla poltrona della mia cara gattina Miss) e iniziò:"sai che io frequento una chat vero?'"... e si che lo sapevo! Nulla di male, può anche far rilassare, io mi misi sdraiata di fianco sul mio letto di fronte a lei, mano appoggiata sulla guancia e annuì con il capo. Capivo che stava per confidarmi qualcosa a lei molto caro, e posi tutta la mia attenzione... Inizio il racconto: "Una mattina ero in chat con amiche, quando a un certo punto entrò un nick originale, dolce maschio carino; m' incuriosiva, e cominciai a stuzzicarlo, lui rispondeva educatamente, la mia amica Eleonora mi contattava in privato e mi diceva "dai sfottiamolo un pò,divertiamoci Annamaria, prendilo in giro, affascinalo, fallo innamorare " e ridevamo su questi progetti ma nati solo così tanto per scherzare, poi avrei posto fine al tutto se la cosa si fosse fatta seria. La mia amica Eleonora si premurò in seguito a informarmi che il bel " dolce maschio carino" era sposato e con tre figli, benestante e anche un bell'uomo, lei diceva di conoscerlo dato che erano della stessa regione e che la divertiva che lo schernissimo... e così facevamo, quando entrava in chat io mi divertivo con lui, lo incoraggiavo a corteggiarmi, pensavo in testa mia .... "poi vedi come ti mando di brutto caro mio!" Passavano i giorni e il legame con lui era fatto di parole appassionate sempre più convincenti, da parte sua si stava davvero innamorando ma io sapevo di lui e la situazione non mi andava più a genio, il fatto che fosse sposato e con figli, anche se non mi diceva nulla, non mi portava ad interessarmi di lui e il gioco non mi piaceva più, spesso gli dicevo "non devi amarmi, devi odiarmi, così ti allontani da me"... gliene facevo di tutti i colori, in chat la sera lo facevo ingelosire scherzando con un amico, lo piantavo in asso sia in chat che in msn, ma lui non demordeva anzi sembrava accanirsi di più, mi cercava, mi rivelava il suo amore ed io sempre riluttante lo respingevo". Ascoltavo Annamaria, sembrava un fiume in piena, spesso portava il pollice sulle labbra nervosamente, ne mordicchiava l'unghia, era intenta a raccontare e delle volte appogiava il capo sullo schienale della poltrona socchiudendo gli occhi, come a prender fiato per continuare a raccontarmi quello che capivo fosse non più un banale scherzo di chat ma era avvenuta la fusione di due mondi, quello virtuale con la vita reale, quei due mondi paralleli che un semplice pc congiunge. Annamaria ogni tanto passava le sue mani fra i capelli nervosamente, era troppo presa dal suo raccontarmi ,mi diceva che in seguito avevano preso l'abitudine di passare, la sera specialmente, lunghe ore su msn dove lui parlava di sè della sua infanzia della sua vita... mai confessandole che fosse sposato. Lei pian piano cominciava ad esser attratta da quest'uomo dall'infanzia infelice che si era fatto tutto da solo ed era riuscito a conquistarsi un posto nella società che conta. Capiva attraverso i suoi scritti che era un uomo con una gran voglia d'amare e di esser amato che aveva dato tanto a tutti solo per farsi apprezzare ma che poco gli era stato ricambiato. La sua ferma decisione di non andare avanti nel rapporto con lui cominciava a vacillare.....

martedì 29 settembre 2009

Vorrei...

Vorrei esser il primo raggio di sole per baciare il tuo viso

Vorrei poter esser con te la notte per farti conoscere il paradiso

Vorrei esser l'acqua che scivola sulla tua pelle per sentire il tuo corpo fremere fra le mie mani

Vorrei esser per te la serenità del tuo domani

Vorrei esser un alito di vento per carezzarti e darti un bacio sulle labbra per svegliarti

Vorrei esser la tua gioia nei giorni cupi per regalarti un sorriso
e illuminare il tuo dolce viso

Vorrei esser mille cose per te
ma solo una per me....
stare accanto a te

Gioia

sabato 19 settembre 2009

L'amore è vita

Sono nella mia camera ,sul mio letto sdraiata ,su fresche e candide lenzuola e con il mio pc.Indosso un vestitino leggero con una fantasia di fiori dai bei colori tenui,fuori non è una bella serata anzi minaccia pioggia ma fa ancora caldo.Sono messa a "pancia in giù",i capelli trattenuti da un grosso fermaglio stentano a rimanere in ordine e qualche ciocca scivola sul mio viso,adesso mi sto guardano il seno che al solito fa bella mostra dalla scollatura,ma stasera se ne sta timidamente nascosto,giocherello con le gambe, ho i miei gattini vicino a me ,Miss è sulla mia, anzi ormai la sua poltrona e sonnecchia , l'altro gatto Andrèè,anche chiamato da me ,gatto papero, un bellissimo cucciolo di gatto rosso striato bianco,gioca con il bordo del mio vestito che ad ogni movimento delle mie gambe si muove ed ha lui sembra un gioco.Ogni tanto mi passeggia sulla schiena,ha un passo così delicato felpato,si avvicina con il suo musetto al mio viso,mi guarda come per vedere cosa stia facendo e poi ritorna sui suoi passi.Sapeste quanto è coccolone,mi scambia per la sua mamma .Ama dormire sul mio fianco mentre gli tocco la zampina e dormiamo così delle volte io che gli tocco la zampina e lui che mi fa le fusa.Mi fanno compagnia,con loro ci parlo anche, sembra che mi capiscano per come mi rispondono miagolando guardandomi in viso.Io li adoro questi gattini.Stavo rileggendo alcuni post del mio blog,quanta verità ho trascritto in quelle pagine!Quest'uomo che ho amato da morire,m'ha lasciata tanta amarezza e dolore dentro e certe sue parole risuonano spesso nella mia testa" o mia o di nessuno nemmeno dopo morto ricordalo!"sembra come una maledizione,ho provato ad innamorarmi per cercare di colmare quel vuoto interiore che è dentro di me ,ma sempre con risultato negativo.S'innamorano di me,ma io ho paura di farlo per non soffrire ancora ,e quando anche non volendo è successo,ecco che quella frase si avverà.Avviene sempre un qualcosa o qualcuno che ci fa allontanare,ed io ricomincio a stare male,a soffrire come una bestia ferita.Forse sbaglio io ad essere restia nel rapporto a non lasciarmi andare completamente ,come vorrebbero o ho solo paura d' amare e così svanisce tutto.Ma è anche vero che delle volte la parola amore si pronuncia troppo facilmente,senza darne il giusto significato e finisci per crederci e poi ti accorgi che è stato solo un gioco crudele,che chi ti ha detto "ti amo"è solo uno come quei tanti che dicendolo ti illudono che sia amore vero.L'amore è vero che è vita ma se poi svanisce ti toglie un pò di vita!

martedì 8 settembre 2009

Gioia e l'insofferenza

Sembrava fosse già tutto scritto e definito il mio futuro con Giuseppe, come la trama di un film di cui spesso si sa già il finale "e vissero felici e contenti"... nel film! Ma la realtà cominciava a farmi vedere un altro finale della relazione, iniziavano a starmi "strette "tante cose, no che non l'amassi più, ma forse crescere e confrontarmi un pò con delle mie coetanee mi apriva gli occhi su un altro modo di vedere il nostro rapporto. Sempre più di frequente ero insofferente alle sue costrizioni, non c'era nulla di male se delle amiche mi invitavano ad uscire per fare shopping o se mi attardavo a chiaccherare con i colleghi nell'atrio della mia facoltà, o se scambiavo con alcuni di loro il numero del cellulare... quest'ultima, poi, una tragedia! Mi richiamava subito e se io mi ribellavo con flebili proteste, Giuseppe mi faceva lezioni di "saper vivere": "non vedi come vanno vestite le tue amiche? Lo sai il detto, se ti unisci a loro ti considereranno poi tale". Continuava "Non sta bene che ti soffermi a chiaccherare con dei colleghi fuori dall'aula, sanno tutti chi sei, vuoi che poi ridano di me?Il cellulare! Ma scherzi, è una cosa molto personale non devi dare il tuo numero a nessuno". Insomma, oltre che dare lezioni della sua materia ai suoi studenti a me impartiva lezioni di vita, di vita da reclusa! Ho concluso questa frase quasi con rabbia, perchè i miei pensieri tornano indietro e alcuni non li vivo bene, lui avvertiva la mia insofferenza che sempre più a fatica riusciva a soffocare. Alle volte mi sentivo come un cavallo rinchiuso in un recinto, animale che amo perchè mi dà l'idea di libertà, mi sentivo come uno di loro, tenuto però a briglie strette da lui,ma ad ogni suo strappo mordevo il morso e alzavo il capo fiera, come per volergli far capire che non volevo abbassare più la testa, e non curante dei colpi di sperone per indurmi a sottostare, io reagivo invece inarcando la schiena cercando di disarcionarlo per correre libera e sola nelle praterie. Forse tutto ciò traspariva nel mio sguardo, nelle mie reazioni alle sue "paternali"... poi m'abbracciava stretto a sè e mi diceva "ma come scalpita la mia sicula ribelle"... ed io mi scioglievo come neve al sole! Ecco bastava mi stringesse fra le sue braccia, o sentire le sue labbra sulle mie, su di me, sentirmi accarezzare dalle sue mani che scivolavano sul mio corpo come il tocco di una piuma che mi procurava brividi di piacere immenso ed io m'abbandonavo a lui... come sempre.

martedì 1 settembre 2009

Gioia e l'amore - Quinta parte

Passavano gli anni, il tempo scorreva inesorabilmente e Giuseppe era sempre accanto a me. Lui gestiva la mia vita in tutto e per tutto. Penserete che non m'importasse, che mi lasciavo trascinare come acque di un ruscello: in effetti ero talmente in simbiosi che non me ne accorgevo. Giuseppe mi comprava anche i vestiti a suo gusto, come se vestisse la sua bambola! Mi teneva lontano dalle mie amicizie, non erano adatte a me diceva, mi lasciò scegliere solo la facoltà che più mi piaceva e che secondo lui era adatta a me, ma solo perchè era quasi al suo livello intellettuale, figuratevi se avessi scelto una facoltà di mediocre interesse culturale! Oggi sapete penso a quei periodi, mi sembrava di essere una farfalla nella sua crisalide, ovvero c'è, esiste, ma è chiusa dentro una prigione e aspetta solo di liberarsi dell'involucro e di "volare" da sola per poter godere delle meraviglie della natura. Mi bastava poco per essere felice, le sue carezze, i suoi baci, stare fra le sue braccia mi faceva toccare "il cielo con un dito", non m'importava altro... e non m'accorgevo che teneva stretta nelle sua mano la mia crisalide! La sua presenza a casa mia ormai era normale, anche il cibo sceglieva per me; io amo il pesce, è uno dei miei piatti preferiti... e lui sapete cosa faceva? Prima di andare a lezione all'università andava alla pescheria di buon mattino e mi comprava il pesce, diceva che "solo al mattino si trova il migliore", lo portava a mamma e la consigliva anche su come cucinarmelo... "qui c'è il pesce pa picciridda mia", così solea dire come a volermi nutrire del suo amore anche materialmente. Mamma sbuffava quando Giuseppe, come anzidetto, le consigliava il modo di prepararmelo, e lei che non bada tanto a certi crismi spesso lo minacciava che glielo avrebbe tirato addosso se non l'avesse fatta fare a modo suo. Mamma gli ricordava che ero figlia sua, e che sapeva bene cosa mi piaceva o meno, con quel sorriso ironico che accompagnava le sue parole e ch dietro nascondeva tanta insofferenza! Poi se avevo una lezione andavamo insieme all'università, ma prima si accertava che avessi un abbigliamento "idoneo"ad uscire... guai a vestirmi a modo mio, se indossavo un panta-collant con sopra un golf molto lungo o jeans e golfini un pò aderenti, il suo commento era sempre lo stesso:"ti sei vestita da stronzetta, lo sai che non mi piace!"... Così, mestamente non replicavo,mi cambiavo, lui mi sceglieva ciò che dovevo indossare e mi stringeva a se baciandomi... "questa è adesso la mia bambolina!".Passiva, cieca, sorda?No! Solo innamorata, al punto da vivere in funzione sua e solo per lui, solo per farlo felice così com'ero io accanto a lui! Sapete mentre scrivo e mi racconto, anche se può sembrarvi strano, mi viene un nodo alla gola, perchè Giuseppe mi amava davvero, di quell'amore folle, ossessivo... ma era davvero amore a modo suo. Amore, con la A maiuscola, perchè spesso è facile dire "Ti amo", per alcuni è solo un modo di dire o addirittura altri lo dicono per ingannare, perchè non sanno cos'è l'amore e non l'hanno mai vissuto, e credono che pronunciare questa parola sia normale in certi momenti... non sanno che fanno peccato offendendo sia il sentimento sia la persona a cui la rivolgi, e rimangono solo persone vuote dentro che l'amore non sanno nemmeno come si scrive!!

martedì 21 luglio 2009

Gioia e l'amore - parte quarta

Da quel giorno mi sentivo cambiata, non so il perchè, anche se esteriormente il mio fisico era sempre lo stesso interiormente mi sentivo diversa, come fossi più grande, senz'altro una sensazione personale o da accreditare al mio rapporto con Giuseppe, l'esser stata sua era stato bellissimo però stranamente mi creava anche le prime melanconie: quando non ci vedevamo stavo giù, mi mancava... alle volte soffrivo di inappentenza quando sapevo che doveva venire a casa o ci dovevamo incontrare al solito di nascosto. Mi prendeva un "pugno allo stomaco", non riuscivo a mangiare, spizzicavo appena per la gioia dei mie fratelli che non solo mi sfottevano per ciò ma addirittura uno di loro ne approfittava per fare del mio pranzo un bis al suo. Per lui a tavola non ci son problemi, tutt'oggi lo chiamo "catena di montaggio" e sapete il perchè?? Perchè è un tritatutto, mangia di tutto, non ha problemi e credetemi che se le stoviglie fossero commestibili... non ci sarebbe nemmeno bisogno di lavare piatti perchè anche quelli si mangerebbe... poi dove si metta tutto questo cibo non lo so. Mantiene un fisico robusto ma non grasso, è una montagna di muscoli, dargli un pizzicotto è un'impresa, alle volte mi faccio male alle dita!! Ancor oggi quando ci rivediamo mi prende in braccio come quando ero piccola e mi fa anche saltare fra le sue braccia, mentre io urlo dalla paura ma sono anche divertita da ciò. Del mio cambiamento invece se n'era accorto mio padre; sapete, fra noi due, padre e figlia, esisteva un rapporto particolare, una simbiosi, come se madre natura mi avesse attaccata a lui con il cordone ombelicale. Un pomeriggio ero nella mia cameretta, al solito con la mia musica immersa nella lettura, quando sentii bussare alla porta accompagnato da un "posso entrare?". Era mio padre, non si permetteva mai di entrare nella mia camera senza prima bussare o chiedermi il permesso di entrare, era fatto così, vecchia maniera, con i suoi modi educati e rispettosi. Un bacio a te papà. Entrò timidamente nella mia camera, dove al solito, per non smentirmi, il disordine regnava sovrano... ma a lui non importava tutto ciò, non era come mamma che si lagnava sempre di non capire come ci potevo vivere in quel modo e bla bla e bla... quale modo, pensavo io?? A me sembrava tutto a posto!! E poi si dice che il troppo ordine sia indice di mediocrità ed io allora penso di essere almeno da ottimo in materia di disordine! Sorrido, penso che mamma avesse proprio ragione, la mia stanza era peggio di un accampamento di sfollati! Papà si sedette vicino a me, sul bordo del letto, lo ricordo come fosse adesso, nella sua giacca da camera bordeuax, sempre con la camicia e la cravatta, non la toglieva nemmeno sotto la giacca da camera. Alto, robusto, molto somigliante nel fisico a mio fratello, occhi chiari come i miei e capelli che ormai avevano dato spazio da tempo al color dell argento. Capìì subito che mi voleva parlare, ma non di cose di routine giornaliere; mi prese la mano, come faceva lui, e la tenne fra le sue, un modo per sentirsi più vicino a me, e disse "Gioiuzza, gioia mia, dimmi papà, cos'hai in questo periodo?". Lo guardavo negli occhi, volevo confessargli tutto, però mi trattenni, avevo un nodo alla gola, ero emozionata, riuscii solo a fargli una domanda di risposta "papà, si può amare un uomo fino a sentire che ti ha rubato l'anima, che è tutta la tua vita?" e lui "Non solo questo, ma fino anche a sentire che sarà parte di te per tutta la vita e che lo amerai per sempre". Lo abbracciai stretto a me, e gli sussurrai appena all'orecchio "io lo provo tutto questo", detto quasi come un sospiro, pensando che forse nemmeno mi avesse sentita.Lo baciai sugli occhi, sulla fronte, come piaceva a lui, che mi capiva perchè amava mamma più della sua vita.

mercoledì 8 luglio 2009

Gioia e l'amore - parte terza

Alla fine ci ritrovammo abbracciati l'un l'altro, un leggero velo di sudore sui nostri corpi, restò ancora un pò su di me, dentro di me, e mi guardava come fossi un angelo, sul suo volto traspariva tutta la sua felicità, il suo sguardo mi trasmetteva tutto il suo amore; si sollevò da me baciandomi ancora una volta sulle labbra, le mie braccia si disciolsero dall'abbraccio che mi aveva reso sua, si accostò al mio fianco, mi piaceva sentire ancora il contatto del suo corpo con il mio. Lui passava le sue dita fra i miei capelli, sul mio viso, silenziosamente, continuava ad accarezzarmi il seno, la sua mano sfiorava il mio ventre scivolava giù sino al mio pube, poi si avvicinò, chinò il capo e lo baciò. Poggiò delicatamente il suo viso su di esso, potevo sentire il calore del suo respiro, le mie mani sfioravano i suoi capelli come a volerlo accompagnare in questi gesti che mi procuravano un'emozione fortissima. Indugiò ancora un pò carezzandomi le cosce, sfiorava con le sue labbra i miei seni e si fermò sulle mie labbra, sussurrandomi ancora una volta "sei mia, solo mia per sempre" baciandomi dolcemente. Sei mia, solo mia per sempre... una frase che Giuseppe aveva scolpito nel suo cervello e tatuato idealmente sulla mia pelle. Sembrano solo parole, ma nel mio caso erano come se avessi stipulato un contratto, scritto con inchiostro indelebile, e rispecchiavano esattamente il loro significato. Il suo amore era possessivo, protettivo, ossessivo, ma anche dolce, passionale, intenso... ma è stato ed è sempre vero amore. Io non ero da meno, la mia vita ruotava attorno a lui, lui era davvero parte di me... e non è una frase fatta! Io me lo sentivo dentro, amore di bambina, penserete, ricerca riflessa della figura paterna, un padre che adoravo, fascino per un uomo maturo sensuale... insomma il mio era un amore immenso, viscerale, verso Giuseppe.

domenica 28 giugno 2009

Gioia e l'amore - Seconda parte

Le sue mani mi carezzavano piano, dolcemente, scendevano sui miei fianchi e fecero cadere giù il mio vestitino, che si afflosciò ai miei piedi per terra; rimasi così quasi nuda, vestita appena ancora della mia lingerie. Lui faceva scivolare le sue labbra sul mio ventre, si inginocchiò dinanzi a me, come fosse in preghiera, le sue mani scendevano sulle mie cosce, le mie fra i suoi capelli, socchiudevo gli occhi, sentivo le sue labbra che mi sfioravano, indugiavano sul mio pube, che traspariva da sotto il leggero pizzo color rosa, inclinavo indietro il mio capo, la mia treccia ormai si era sciolta dal nodo di velluto azzurro che la tratteneva e i miei capelli ricoprivano la mia schiena nuda, godevo di quegl'attimi magici, mi piaceva sentirmi accarezzare e baciare il corpo, provavo una sensazione che quasi mi toglieva il respiro.Giuseppe si rialzò, si spogliò dei suo pantaloni, Dio com'era bello! Amavo il suo corpo muscoloso, abbronzato,i suoi grandi occhi scuri, le sue labbra calde appena dischiuse, i capelli un pò in disordine che avevo dolcemente accarezzato, si avvicinò a me, mi strinse fra le sue forti braccia, poggiavo il mio viso sul petto e continuava a baciarmi sul collo, sulle labbra, mentre mi denudava completamente; le sue mani fecero scivolare giù sulle mie cosce i miei slip, sin giù alle caviglie, e nel mentre mi sfiorava le cosce con le sue labbra, alzai istintivamente i miei piedini, li sfilò delicatamenete li raccolse e li baciò, poi questi raggiunsero il mio vestitino, che ormai giaceva sul pavimento già da prima. Mi carezzava e le sue mani risalivano sulla la mia schiena, fra i miei capelli, mi sganciò il reggiseno e lo portò alle labbra, sfiorandolo appena, ed anche quest'indumento scivolò sul pavimento, le sue calde labbra si poggiavano sui miei capezzoli, che emergevano rosei sui miei giovani seni come delicati boccioli di una rosa Tea. Mi prese in braccio, come fossi la sua sposa, mi adagiò sul divano, come fosse il nostro talamo nuziale, si distese su di me, sentivo il suo corpo fremere, io lo baciavo sulle labbra, sul viso, sui capelli, dove già apparivano alcuni "fili d'argento"... non conoscevo ancora il sesso, ma ero felice che la "mia prima volta" fosse con lui, era amore per entrambi che si completava nella fusione dei nostri corpi, era bellissimo stare fra le sue braccia, mi sussurrava "ti amo piccola mia, non ti farò male, sei la mia vita". Allargò piano le mie gambe,le mie braccia tese verso di lui,volevo esser sua, io lo sentivo ... spingere dentro di me, istintivamente le mie mani lo respingevano, cercavo di distaccarlo da me, gemevo di dolore, scendevano le lacrime sul mio viso. Giuseppe si ritrasse da me, aveva paura di farmi male, mi disse "se tu non vuoi, mi fermo, non piangere piccola mia" e mi baciava sul viso, sfiorando le mie lacrime,f eci cenno di no con il capo, egli mi strinse allora ancor di più a se e lo sentiì ... tutto dentro di me, urlai in quell'attimo e lui poggiò le sue labbra sulle mie come per soffocare il mio gemito di dolore. Mi abbandonai a lui, lo sentivo dentro di me e i nostri corpi sussultavo al ritmo incalzante dell'amplesso, i miei gemiti di dolore lasciarono spazio a quelli del piacere, mi sussurrava fra i baci "sei solo mia, mia per sempre"e i suoi occhi si inumidivano di lacrime per l'emozione del momento. Le note di "She" di Elvis Costello si diffondevano nelle camere, Giuseppe mi diceva sempre "è il mio canto d'amore per te", e proprio quella canzone sembrò suggellare la mia... prima volta con il mio amore.

mercoledì 17 giugno 2009

Gioia e l'amore - prima parte

Passavano i giorni e gli incontri con Giuseppe si facevano sempre più frequenti: le inventavo tutte a mamma per poter uscire, dalla classica scusa di andare a studiare da una compagna o per andare a fare piccole compere... insomma, ne escogitavo sempre una, l' importante era che mi incontrassi con Giuseppe, mi batteva il cuore a "mille" quando lo vedevo... avete mai provato farfalline che volano nello stomaco? Un senso di euforia che vi pervade dentro, "spingere" con gli occhi le lancette dell'orologio per far si che il tempo scorra più in fretta perchè sai che poi dopo sarai con chi ami? Ecco se avete provato questo e tanto altro siete proprio fregati, siete innamorati!! Di Giuseppe ero gelosa, non sopportavo che le mie compagne di classe solo lo guardassero, nè i loro apprezzamenti nè le loro stupide allusioni. Lui spesso mi aspettava all' uscita dal Liceo, nello spazio antistante l'istituto, e loro "scimmiottavano"per mettersi in mostra... che civette! Si perchè eravamo una classe tutta femminile, si faceva a gara per esser le più belle, le più attraenti... ma in questo caso erano solo le più stro..e! Giuseppe infondeva un fascino particolare, quello dell'uomo maturo affascinante che non passa inosservato; ma lui non le degnava nemmeno di uno sguardo, si limitava al massimo ad un saluto quando le vedeva insieme a me all'uscita dal liceo. Un giorno di scuola ,era quasi finita l'ultima ora, al solito davo una sbirciatina da dietro i vetri della finestra per vedere se Giuseppe fosse fuori ad attendermi, si accostò a me il mio Prof di biologia, un caro insegnante avanti con gli anni con cui avevo uno splendido rapporto alunna-insegnante, il quale aveva notato da tempo il mio atteggiamento di interesse a guardare sempre da dietro la finestra, aveva capito che aspettavo qualcuno negli ultimi tempi, cosi'mi disse: Gioia è lui che aspetti, vero? Attenta, tu sei "picciridda"(piccola), e lui è grande per te, il suo amore ti potrebbe soffocare, quando si ha una certa età si diventa possessivi... lo guardai perplessa, non afferravo il senso del suo messaggio, ero troppo innamorata e non mi importava nulla! Questa frase però sembrò una Sibilla, come avesse letto nel mio futuro, ricco dell'esperienza di vita cercava di mettermi in guardia, ma l'amore ti rende cechi e sordi, volutamente non si ascolta ne si vuol vedere nulla. Eravamo ormai prossimi alla fine dell' anno scolastico, a Giugno in Sicilia fa tanto caldo e seguire le lezioni in aula, dove non ci sono confort per alleviare il caldo opprimente, è davvero una tortura; così, quel giorno, decisi di marinare la scuola, avrei preso un buon gelato ed avrei fatto una bella passeggiata in Via Etnea, una delle vie principali del centro di Catania, che attraversa da sud a nord tutta la città, considerata anche il "salotto" della città, che conserva ancora il lastricato in pietra lavica, costeggiata ambo i lati da antichi palazzotti stile barocco dove si possono ammirare antiche cariatidi che sembrano sorreggere alcuni balconi, capitelli adornati egregiamente sovrastanti antiche colonne: spesso si possono trovare nelle entrate di alcuni palazzi in stile, che arricchiscono il centro storico della mia città. Indossavo un vestito leggerissimo, un pò ampio, che alla prima folata di vento sembrava carezzare delicatamente il mio corpo, era lungo, appena sopra il ginocchio, delicati mazzolini dai tenui colori si spargevano sul morbido tessuto dallo sfondo color del cielo, sembravano emergere da esso, un ricamo a "nido d'ape" delineava la casta scollatura sul seno e si ripeteva sulle maniche corte a palloncino, ai miei piedini sandaletti bianchi e azzurri, capelli raccolti in una lungha treccia fermata alla fine da un nastro di velluto azzurro che scivolava lungo la mia schiena, battendo il ritmo dei miei passi e divertendosi a sfiorare il mio fondo schiena... insomma, apparivo più piccola di quel che fossi! Così spensieratamente, passeggiavo nella via principale della mia città, gustandomi un bel cono gelato: adoro i gelati con panna e da noi, in Sicilia, sono maestri nella preparazione di queste delizie estive, lo assaporavo con golosità e nel frattempo guardavo le vetrine dei negozi. Camminando camminando mi ritrovai nei pressi dello studio di Giuseppe, cosi' pensai di andare a trovarlo, gli avrei fatto una sorpresa! E poi avevo anche le mani un pò appiccicose per il gelato, ne avrei approfittato per lavarmele.E fù davvero una sorpresa per lui ,appena mi vide mi strinse in un dolce abbraccio, mi sollevò fra le sue braccia facendo un giro su noi stessi io istintivamente piegai le gambe indietro lasciandomi trasportare dal suo festoso abbraccio,era euforico tratteneva a stento la sua felicità,mi baciava sulle labbra sul collo,mi diceva " che bella sorpresa che mi ha fatto la mia piccola Gioia!"Nel suo ufficio tutto parlava di lui,quadri di quotati artisti facevano bella mostra sulle pareti,insieme ai diversi titoli di studio incorniciati egregiamente,vari soprammobili lineari e di ottima fattezza adornavano l'ambiente,una bella scrivania antica in legno di noce,con pannello di copertura in pelle verde scuro bordato da piccoli disegni dorati, una bella lampada in ottone e portalampada quasi in tinta con il pannello,i vari accessori posti su di essa,in coordinato con il resto dei soprammobili,la sua sedia a spalliera alta con sedile in pelle scura ed una libreria antica alle spalle della stessa,ancora poi un elegante e comodo divano in pelle color cuoio brunato,rispecchiavano il suo stile elegante e il suo gusto ricercato.Candide tende ricoprivano le portafinestre e scendevano morbide a "cascata"dal soffitto,dove plafoniere a bouchet ,ricche di fiori di cristallo swarovsky con rametti e foglioline in ottone lucido antichizzato ,davano un tocco di raffinatezza all'ambiente. Una piacevole musica proveniva dalle altre camere dell'appartamento,ma quel giorno non c'era nessuno ,i suoi collaboratori erano impegnati fuori città.Giuseppe indossava pantaloni in fresco lino color tabacco e una camicia in tono chiara a maniche corte,la recente abbronzatura lo rendeva più attraente,l' ambiente era fresco ,climatizzato,e mi fece ben presto dimenticare il caldo afoso che mi aveva accompagnato sin da lui.Mi offrì subito un succo di frutta,ero anche assetata,mi accomodai nell'attesa sul comodo divano,appoggiai la testa sullo schienale e distesi le braccia,socchiusi gli occhi volevo godere della frescura dell'ambiente, ma d'improvviso mi senti baciare sulle labbra,erano labbra che conoscevo calde umide di piacere,accarezzare dalle sue mani che mi fioravano delicatamente che stavolta non si fermavano solo sui miei capelli, carezze che scivolavano sul mio seno,che scendevano sulle mie cosce,io ero quasi immobile,godevo di questi attimi,era bellissimo ,provavo una senzazione che fino ad allora non avevo mai provato,mi pervadeva un senso di benessere ,di piacere,pian piano cominciai ad accarezzarlo,amavo il contatto delle mie mani su di lui,lo sentivo fremere sotto le mie dita,con dolcezza cominciava a spogliarmi,fece scivolare su di me dapprima il leggero vestitino,che restò a mezza vita ,i miei seni affioravano da un delicato reggiseno,egli li baciava,li sfiorava con le labbra,le sue dita sfioravano delicatamente i miei capezzoli,il suo viso sul mio seno le mie mani fra i suoi capelli,percepivo il suo fresco profumo,mi sussurrava frasi bellissime,mi baciava sulle braccia, sul collo ,le sue labbra risalivano dolcemente fin sulle mie,pian piano anch'io cominciai a spogliarlo dei suoi abiti,sbottonavo la sua camicia,appariva il suo petto muscoloso erano le mie le mani che adesso lo sfioravano carezzandolo, le mie labbra lo baciavano,non avevo paura ,sapevo cosa stessi facendo,per me era la" mia prima volta"lo amavo,volevo essere sua totalmente....

lunedì 8 giugno 2009

Gioia cresce - quarta parte

Quel giorno, era quasi fine Ottobre, minacciava pioggia, il cielo era cupo, grigio, ogni tanto a scuola sbirciavo dalla finestra della mia aula per vedere se stesse piovendo, non mi ero portata nemmeno l'ombrello, ma tanto non lo sopporto, così speravo "tirasse" almeno finchè non fossi arrivata a casa. Indossavo jeans, tipo "più strappati non si può", insomma con aria condizionata incorporata! Golfino di morbida lana color fucsia, con colletto di pizzo bianco e passanastro in tinta che si legava con un nodino al centro di esso; mi piaceva, era uno fra i miei preferiti questo, metteva in risalto un pò tutto... capelli mori compresi .Sorrido, perchè i miei seni risaltano sempre, anche se mettessi un castissimo saio! Mentre scrivo il mio sguardo cade su di loro, si affacciano rosei e rotondeggianti dalla scollatura della mia camicina da notte, delle volte penso che io abbia l'airbag in dotazione, fornito da madre natura! Finite le lezioni, mi recai alla fermata dell'autobus, speravo passasse in orario per far ritorno a casa, ma quel giorno non arrivava( tanto per cambiare!), o ritardava o passava quando non mi serviva più, così sotto nuvole minacciose e zaino in spalla mi incamminai verso casa. Da noi in Sicilia delle volte non piove per lunghi periodi, ma se poi si mette d'impegno il cattivo tempo, allora si scatena il diluvio, vien giù tutta la pioggia arretrata! Noi siam fatti così... o tanta, o niente! E quel giorno ne venne giù tanta di pioggia: io ero nel bel mezzo di un temporale, ero furiosa, sembravo un pulcino bagnato, ce l'avevo con tutti, in prima con i miei fratelli che non si erano degnati di venirmi a prendere, chissà dov' erano imboscati, sicuramente a giurare eterno amore ad una delle loro nuove conquiste, romanticamente sotto la pioggia... che carogne! Se papà fosse stato in zona, lui si che sarebbe venuto a prendermi... li avrei ridotti in" briciole", li avrei "spizzicottati" a farli neri, li avrei... insomma lasciamo perdere sennò potrei sembrare troppo violenta, ma certo che se li avessi avuti davanti non sò come sarebbe finita! Altro che pulcino, sarei stata una scimmia bagnata indispettita e sarei saltata addosso a loro per appagare il mio nervosismo. Accompagnata da questi dolci e tranquilli pensieri, proseguivo verso casa, ormai la pioggia mi aveva ridotto come un'asciugamani grondante d'acqua; non avevo più morbidi mocassini ai piedi, ma i miei piedini nuotavano in essi, sembravano diventare delle barchette, si sentiva anche il rumore dello sciacquìo che facevano durante i miei passi, il vento scuoteva i frondosi rami degli alberi che costeggiavano i bordi del viale, lasciando cadere foglie colorate dai caldi toni dei colori dell'autunno. Sembravano dei coriandoli, che scivolavano giù e languivano in qualche pozza d'acqua, unica nota di colore in mezzo a tanto grigiore; ogni tanto un tuono ed un fulmine mi scuotevano dai miei pensieri, non certo pacifici, verso i miei fratelli, quando sentii il clacson di una macchina ed una voce a me conosciuta che mi chiamava, che mi fece trasalire... ero troppo intenta a preparare la "vendetta"verso di loro, pensai "finalmente un cane si è degnato di venirmi a prendere!"... e invece era Giuseppe! Forse, pensai, sarà passato di quì per caso, si accostò e mi invitò a salire in macchina, non indugiai nemmeno un secondo, mi sembrò un angelo venuto dalla pioggia, non usai nemmeno falsi convenevoli come"mi spiacerebbe bagnare il sedile della tua auto" ecc, non mi interessava nulla, ero troppo inzuppata d'acqua... ma il calore dell'abitacolo mi ristorò subito. Dio com'era bello, sembrava un raggio di sole nella tempesta, si prodigava ad usare fazzolettini per cercare di asciugarmi in qualche modo, mi strofinava i capelli, mi asciugava il viso dicendomi "piccolina, piccolina mia, ma come sei ridotta, rischi un raffreddore!"... in lui prevaleva sempre quel senso di protezione nei miei riguardi. Poi d'improvviso prese il mio viso fra le sue mani, e mi baciò sulle labbra... Bellissimo! Il mio primo bacio, ero in estasi, era un'emozione fortissima, le sue calde labbra sulle mie, il mio viso fra le sue mani, gli occhi socchiusi, volevo non finisse mai quel bacio, non sentivo più nemmeno freddo, non mi davano fastidio neanche gli abiti bagnati che indossavo... ma Giuseppe di colpo si ritrasse, cominciò a scusarsi, a dirmi che non sarebbe mai dovuto accadere. Ma perchè scusarsi pensavo, di che?... non aspettavo altro io! Rimasi ancora come in attesa, con gli occhi socchiusi, volevo ancora un suo bacio, e dato che Giuseppe non si decideva e continuava a ripetermi che non avrebbe voluto, che non si capacitava di come fosse accaduto(quasi avesse commesso un peccato!)... allora decisi di prendere l'iniziativa: fui io stavolta a prendere il suo viso fra le mie mani, sentivo sotto le mie dita appena un velo della sua barba, i suoi begli occhi mi guardavano smarriti, increduli, forse perchè non se lo aspettava, percepivo la fragranza del suo profumo e furono le mie le labbra che si poggiarono sulle sue, calde, umide, lui non si ritrasse affatto, mi baciò ardentemente, avvertivo un leggero tremore nelle sue mani (tipico in lui quando è emozionato) mentre sfioravano le mie guance ed i capelli, mi ripeteva "Gioia, Gioia mia, piccola mia, gioia della mia vita"... Fuori la pioggia continuava a cadere,il vento scuoteva i rami degli alberi, colorate foglie si tuffavano nelle pozzanghere... ma non m'importava più, poteva venir giù il "diluvio universale", adesso ero stretta fra le sue braccia!

martedì 2 giugno 2009

Gioia cresce - terza parte

Quella sera ci recammo ad Acicastello, una ridente cittadina sul mare in prossimità del Lungomare di Catania, presso la Baia Verde, un noto e bellissimo Grand Hotel dove il connubio fra il verde della vegetazione e la meravigliosa scogliera a strapiombo sul mare ne fa una perla del litorale Jonico. La terrazza, che si affaccia sul mare, era stata adibita a ristorante, grandi palme secolari, maestosi pini e piante di fiori sparsi ovunque lungo i bordi della grande piscina e non solo riempivano l'aria di profumi. Dall'alto della grande terrazza, sotto un cielo d'estate ricco di stelle, che sembrano essere luminosi brillanti incastonati in esso, si poteva godere della vista della scogliera naturale a strapiombo sul mare in pietra lavica, illuminata da faretti posti negli anfratti della parete della roccia, che inondavano di luce la baia fino a mare, e si potevano ammirare le spumeggianti onde che si infrangevano contro, sembrava che il mare si divertisse a lambire quelle rocce e il fragore delle onde risuonava fin sopra, i riflessi della luce sul mare e le ombre delle rocce davano vita ad un gioco di luci e colori stupendo. Sui tavoli scendevano morbide, candide tovaglie apparecchiate sobriamente e su ognuna di loro faceva bella mostra un colorato bouchet di fiori e delle candele accese in trasparenti candelabri da tavolo. La musica si diffondeva nell' ambiente e rendeva ancora più magica l'atmosfera della serata. Mio padre aveva predisposto il tutto dietro i consigli di mamma, affinchè la festa di laurea per mio fratello fosse una piacevole incontro per tutti. Ben presto la sala si gremì di parenti e amici, le allegre risate e le chiacchere dei convenuti sovrastavano la musica di sottofondo. A me, quella sera, stranamente, era stato concesso di sedermi al tavolo degli amici... era proprio un "offerta speciale!". Erano naturalmente tutti amici dei miei fratelli, e quella sera alcuni di loro erano ancora più zerbini e più scemi di prima perchè si affannavano a farmi complimenti con frasi smielate e sciocche;pazienza, me li dovevo sopportare! Ma d'altronde non li vedevo nemmeno, per me erano solo coreografia.Sedevo accanto a Giuseppe, chissà come mai! Era il più bello ed attraente di tutti, indossava un fresco abito chiaro di lino( eravamo in una calda serata di fine Luglio), camicia in tono ed un elegante cravatta completavano il look... come al solito si distingueva sempre per eleganza e stile. Vicino a lui stavo bene, mi sentivo quasi protetta, mi parlava con la sua voce calda pacata, mi inebriava, mi guardava come fosse la prima volta, spesso i nostri sguardi s'incontravano, ogni tanto mi spostava qualche ciocca di capelli indietro dicendomi "fa caldo, vero Gioia" e sentivo la sua mano sfiorarmi appena il viso o la spalla, sembrava come fosse una piuma che mi sfiorava la pelle e mi procurava una dolce sensazione, come un "brivido caldo". Giuseppe, come volesse proteggermi, in più di un'occasione era riuscito con classe a troncare stupidi e banali approcci da parte di qualche loro amico, con frasi secche e mirate che facevano capire di essere indesiderati, e che volevo solo godermi in pace la serata. Sin da allora delineava i confini attorno a me! Dopo la cena, in cui furono serviti piatti tipici della gastronomia siciliana, gran parte degli invitati se ne andarono e restammo così noi giovani, amici e non, e come si suol dire... demmo inizio alle danze! Sin da ragazzina mi è sempre piaciuto ballare, specialmente i balli latino americani, e quella sera "l'addeva"( la piccola) diede lezione di ballo ad un incredulo fratello che mi guardava sbigottito, ma che si divertiva tanto a ballare anche con me. Durante un ballo lento, Valerio, me ne ricordo ancora il nome, sembrava un "fracobollo", insomma mi stava appiccicato addosso, stringeva un pò troppo... ma io senza perdermi d'animo lo mollai nel centro della sala, congendadolo con un "non mi piace la spremuta d'arance!"e stizzita ritornai al mio tavolo, cercando di non fare notare la mia disapprovazione. Solo Giuseppe si accorse di tutto e mi disse "Gioia da adesso se vuoi balli solo con me, così stai tranquilla e ti diverti", nelle sue parole emergeva il senso di protezione verso di me ed io non ne ero affatto dispiaciuta. E così per il resto della serata ballai i lenti solo con lui, mi piaceva sentirmi cingere la vita dalle sue braccia, il suo profumo si fondeva con la brezza marina, mi avvolgeva e mi pervadeva, era così bello il contatto discreto del suo corpo sul mio, e spontaneamente appogiavo il mio capo sul suo petto, e lui di tanto in tanto lo sfiorava con il suo viso. E si, da lui altro che spremuta d'arance, mi sarei fatta fare anche un "frappè", tanto mi piaceva stare stretta fra le sue braccia!

venerdì 29 maggio 2009

Gioia cresce - parte seconda

Si dice che l'amore non ha età, e che quando arriva ti travolge e basta, e mai più azzeccata come questa frase era la mia realtà ! Il perchè stava nella notevolissima differenza d'età fra me e Giuseppe, si proprio lui, il caro amico di mio fratello, assiduo frequentatore di casa mia, ormai sempre più spesso presente in più occasioni sia programmate che casuali. Frequentavo il primo anno del liceo, consigliatomi anche da lui, che vedeva in me una promettente studentessa, ricca di fame di sapere; lui era un esperto in merito, essendo già uno stimato professore universitario, e confidava in me un sicuro successo negli studi. Giuseppe si prodigava spesso nell'aiutarmi nello svolgimento dei compiti , era diventato quasi un altro componente della famiglia, il nostro era un appuntamento pomeridiano, fatto di studio consigli e tanto altro. Amavo tutto di lui, il suo profumo, il suo sorriso, i suoi occhi che sembravano volermi leggere dentro, il leggero tremore delle mani, scaturito dall'emozione talvolta; non si sbilanciava mai per farmi capire i suoi sentimenti, ma io li capivo bene, mi batteva il cuore a mille quando lo vedevo o quando durante uno scritto o altro mi sfiorava appena la mano( io non l'avrei nemmeno più lavata quella mano, solo per conservarne ancora la piacevole sensazione). Giuseppe mentre svolgevo un compito mi accarezzava appena il capo, giustificando il suo gesto dietro un "sei stanca vero piccola?"... ma sapevo che dietro quella carezza c'era tanto di più che una semplice constatazione della mia stanchezza. E venne il giorno della laurea di mio fratello, naturalmente c'era anche Giuseppe con noi, programmavano fra loro dopo la cerimonia della laurea il da farsi per festeggiare l'evento, ed io ero li che li ascoltavo, li osservavo; scherzavano e ridevano, mi tenevano quasi in disparte, sapevo che mio fratello non mi avrebbe mai portata con loro, io ero piccola per lui, che amore di fratello che era, per non dire... ci siamo capiti vero?? Ma Giuseppe sembrò quasi imporsi quel giorno, diceva a lui che era giusto che io partecipassi alla sua festa, e con lo sguardo cercava l' approvazione ed il consenzo da parte di mio padre, che sembrò piuttosto favorevole e quel tesoro di mio fratello, con voce strozzata, come stesse ingoiando un rospo, mi disse:"vabbè portiamo con noi anche l'addeva"(la piccola), nemmeno mi dovesse portare sulle spalle, tanto gli pesava la cosa. Ero lì per lì per dirgliene quattro delle mie e pensai "ti sei laureato, ma sempre scemo rimani"... mi guardai bene dal dirglielo, non mi avrebbe poi fatta uscire con i suoi amici: insomma, era proprio uno str.....!! Aspettavo con ansia la sera, passai un pomeriggio intero alla ricerca del vestito più adatto, volevo apparire un pò più grande, chissà il perchè! Annuisco con il mio capo mentre scrivo questa frase, perchè io sapevo bene il perchè!Volevo farmi ammirare solo da lui, Giuseppe, non mi interessava nessun altro. Indossai un bel abito da sera nero semplicissimo, scivolava dolcemente sui miei fianchi come volesse modellarli ancor di più, un accenno di "spacco"sul davanti del vestito lasciava intravedere le mie cosce, un bel decoltè metteva in risalto il mio seno, dove sulla fine della scollatura avevo applicato maliziosamente una rosa gialla, come per completare o firmare un bel quadro. Era così bello a vedersi! Avevo raccolto appena i miei capelli con un pettine bordato di piccolissimi "strass"e loro scendevano come onde sulla mia schiena, mi truccai leggermente, appena un pò di ombretto sulle palpebre ed un pò di rimmel sulle lunghe ciglia, i miei occhi chiari quella sera sembravano brillare, ero felice, un pò di lucida labbra, qualche goccia di fresco profumo... ed ecco "l'addeva"(la piccolina) che si era trasformata in una piccola donna! Mi guardavo allo specchio, mamma mia quanto mi piacevo(notare la mia innata modestia!). Come al solito sorrido mentre scrivo raccontandomi, insomma mi ero trasformata da anatroccolo a cigno... e che cigno!! Un cigno nero... troppo sexi! Ma quel tesoro, amore gioiello e non dico altro, di mio fratello, invece di farmi almeno un complimento mi guardò e disse "la ranocchietta ha fatto i restauri!". Dio l' avrei massacrato il quel momento, ma non potevo farlo, il tutto si sarebbe risolto in una delle nostre solite schermaglie fra fratelli e non potevo permettermelo, volevo uscire con loro, ed allora ingoiai il rospo limitandomi solo ad un laconico "ma vai a quel paese!", detto con classe e non chalance. Solo Giuseppe mi fece i complimenti per il mio look, guardandomi sempre con discrezione, mi mormorò "come sei bella, sbocci ogni giorno di più, la splendida rosa che porti sul seno si annulla su di te". Mi misi sulle punte dei miei piedini( lui è molto più alto di me), socchiusi gli occhi offrendogli il mio viso e lui mi baciò timidamente sul capo, e sfiorò con una carezza i miei capelli...

lunedì 25 maggio 2009

Gioia cresce...

Passavano gli anni, si allungavano i miei capelli e accorciavo le gonne, il corpo acerbo da ragazzina dava spazio ad un corpo da donna non indifferente, la vita si assottigliava e metteva in evidenza fianchi ben modellati, le mie cosce non erano più quelle di una bimba e si facevano notare bene da sotto le minigonne e i miei seni rotondeggianti litigavano con il reggiseno, non volevano proprio starci! Ma mamma diceva che non stava bene che si intravedessero i miei capezzoli da sotto la maglietta, ma era colpa mia se questi erano diventati così maliziosi? E che crescevo se ne accorgevano anche gli amici dei miei fratelli, le loro visite si facevano sempre più frequenti e il loro "sbrodolarmi" dietro era evidente! Mi divertivo quando loro facevano di tutto per mettersi in mostra, sembravano "galletti da combattimento"... che scemi! Facevano a gara a chi poteva farsi più bello ai miei occhi. Non mi interessava nessuno di loro... o meglio, quasi nessuno. Uno fra loro destava un pò la mia curiosità, un caro amico di mio fratello maggiore; era diverso dagli altri, forse perchè era più maturo, aveva un comportamento che si distaccava dal resto degli amici. Mi stava tanto antipatico però... mi chiamava "nica"( piccola), mi portava cioccolattini, peluche, anche le caramelle al melone, che roba... disgustose! Mi trattava come fossi ancora una bambina, si informava se avessi fatto i compiti( ma cosa poi gliene fregava a lui??) ed ero arrivata al punto che delle volte, quando lui arrivava a casa mia, io mi chiudevo nella mia camera. Non lo sopportavo per niente! Lui non scherzava con me come gli altri amici dei miei fratelli, non era "sbrodoloso", non faceva di tutto per esibirsi in "ruote da pavone", mi osservava con discrezione, mai scherzi o battutine sciocche, il suo massimo rapporto con me era un bacetto e una carezza sulla testa quando entrava per salutarmi, diceva un "bacetto a nicuzza prima" (un bacio alla piccola per prima), qualche frase convenevole tipo "come và a scuola?" oppure "hai mangiato tutto oggi"... e poi solea con mio fratello chiaccherare o ad ascoltare musica. Io alle volte mi nascondevo dietro la porta della camera, li osservavo attraverso la fessura dello stipite, trattenevo il respiro per non farmi scoprire da loro; mi stava tanto antipatico si, ma era davvero un bell'uomo, alto, un bel fisico da sportivo, la sua florida muscolatura era evidente e lo rendeva ancora più attraente, sempre elegante, moro di capelli, gli occhi sembravano brillare, belle labbra e denti bianchissimi si stagliavano sul viso leggermente abbronzato. Peccato che non lo sopportassi... però non era affatto male! Passavano i giorni, i mesi e le sue visite a casa mia non sò come... erano sempre più frequenti. Pian piano mi abituavo alla sua presenza, passavo un pò più di tempo allo specchio, ci tenevo a farmi trovare un pò in ordine, sceglievo il vestito che mi stesse meglio, passavo un filo di trucco, spazzolavo per bene i miei capelli; a lui piacevano tanto e mi piaceva quando distrattamente me li accarezzava, lasciava su di loro una scia leggera del suo profumo e mettevo anche le scarpe. Piuttosto frequentemente, infatti, mi riprendeva per la mia abitudine di non metterle in casa, poichè amo stare scalza, e lui con un dolce sorriso me lo faceva notare "Gioia ma sempre scalza stai!", mi diceva, e mi dava un buffetto sulla guancia, come si fa ad una bimba, per richiamarla amorevolmente. Spesso si offriva di aiutarmi per farmi ripete qualche lezione un pò ostica ed io, mentre mi spiegava qualche argomento, l'osservavo, delle volte non lo ascoltavo nemmeno, mi piaceva il suo profumo e quella piccola rughetta d'espressione che gli si formava vicino gli occhi... la sua calda voce, invece di delucidarmi, mi confondeva le idee!

giovedì 14 maggio 2009

La piccola Gioia - terza parte

Dopo una profonda riflessione, capì che non era per me la vita monacale... eh si! Perchè da piccola volevo farmi suora, ma ci pensate... me nelle vesti di una suora! Certo avrei modificato un pò lo stile monastico delle vesti, accorciato un pò le lunghe sottane, qualche "spacco" nelle gonne, dove si sarebbe intravisto un delicato reggicalze in pizzo, un pò di scollatura sui seni e poi... basta và, sennò mi scomunicano a vita!! Sarei stata una suora troppo sexi, altro che Monaca di Monza!! Così la mia vita continuava, come tutte le ragazze della mia età: studio, amiche, qualche volta a ballare, ma un pensiero era fra i miei preferiti: come "fregare" sempre i miei fratelli! Era un pensiero reciproco il nostro, forse non ci dormivamo la notte alle volte! Io, unica "fimminedda indifesa di casa", ovvero unica ragazzina indifesa (non potete immaginare come sorrido mentre scrivo), in balia di "du frati masculi prepotenti", cioè due fratelli maschi prepotenti, che facevano di tutto per farmi capire che loro erano i fratelli più grandi e bla.. bla.. bla.. e dovevo sottostare a certi criteri maschilisti. "A mia sti cosi?"(a me queste cose?)... Mai! Erano loro che dovevano cambiare il loro modo di pensare, non sia mai detto che mi fossi piegata facilmente assecondandoli, io "mi spezzo,ma non mi piego!" Insomma era una lotta continua, dove le armi a disposizione erano fatti di scontri verbali, dove venivano fuori divergenze di opinioni reciproche, tipo una frase che li mandava in bestia quando dicevo loro "Dio creò la donna per farsi perdonare di aver creato l'uomo". Non vi dico per educazione la loro risposta... che sicuramente avrete intuito! Avevo anche imparato un trucco per non farmi prendere per le trecce durante corse improvvise per fuggire dopo qualche mio dispetto, come ascoltare le conversazioni telefoniche con le loro innamorate, dove davano il meglio di loro stessi sdolcinandosi come non mai, e poi iniziavo a deriderli, mi passavo le lunghe trecce intorno al capo e le bloccavo con dei fermagli e poi ... pigliatemi se ce la fate! E vi dirò di più, avevo imparato a batterli al gioco del poker. Ero bravissima a" bluffare", nelle calde serate estive in campagna delle volte si organizzavano partite a poker all'ultimo sangue con i miei fratelli, qualche volta c'era anche un loro amico, e si dava inizio alle più agguerrite giocate a poker. Immaginate una sera d'estate fra i profumi delle zagare, il canto dei grilli, falene che si divertivano a girare intorno alle lampade e copiosi grappoli dorati d'uva che pendevano da sotto il patio di casa nostra che si trasformava in una bisca, sulla tavola non mancavano bibite fresche, mandorle secche, biscottini, ciliege o fichi. Io, anche se come al solito non avevo gioco in mano, rimanevo impassibile, non lasciavo trasparire una piega di disappunto sul mio viso, con sigaretta al lato delle labbra, fumo che mi appannava la vista, rilanciavo sempre facendo credere chissà cosa avessi in mano e li guardavo dritta negli occhi, con sguardo freddo, da vera professionista del poker, non dovevo far capire loro che spesso non avevo nemmeno una semplice coppia in mano ma che li stavo fregando per bene! Era alla fine però che le cose si capovolgevano, perchè quando si accorgevano che bluffavo... erano davvero corse alla sopravvivenza, ci tiravamo di tutto mandarini, fichi, ci scambiavamo parole affettuose non ri petibili, il tutto accompagnato dai rimproveri di mia madre che cercava di tenerci calmi dicendoci di non gridare che non stava bene comportarsi come noi stavamo facendo... ma lei gridava più di noi! Ah questi uomini, non ammettono nemmeno la sconfitta... onesta, in una partita a poker.

mercoledì 6 maggio 2009

La piccola Gioia - seconda parte

Ma cosa pensavate che io fossi solo tutta riflessioni e libri ?? Nooo! Per niente, anzi... vi voglio racontare qualche espisodio della mia infanzia ed un pò di me, per darvi un'idea di come fossi "riflessiva". Da piccola frequentavo un istituto di suore molto noto a Catania, era gestito da suore ferree, era d'obbligo la "divisa scolastica", un completo composto da una gonnellina a pieghe bleu, camicina bianca con collettino rotondo e giacchetta con taschino dove mamma aveva ricamato le mie iniziali. Com'ero dolce, seriosa nella mia divisa... sembrava portassi un peso addosso, non era per me la divisa! Ero una bambina, non sapete come io sorrida mentre ricordo, ero una bambina educata, rispettosa, sempre pronta ad aiutare la compagna di banco, silenziosa, attenta... ma che, proprio per niente!! Non è che non stessi attenta, anzi, fissavo la suora negli occhi, tanto da sembrare molto interessata alla lezione, ma la mia testa se ne andava altrove... non era colpa mia, giuro! Lo facevo senza accorgermene, ma suor Nina se ne accorgeva e mi "trillava" con un richiamo ad alta voce che sembrava una scossa nel mio cervello, pensavo che forse era meglio se si fosse data alla lirica... faceva certi acuti!! Insomma mi strillava, non riusciva a capirmi, la mia mente andava oltre... pensavo "ma quando la finisce??". Ricordo la mia compagna di banco, si chiamava Rosanna, aveva il viso di quelle che proprio non volevano far niente e cercavano di fregare il prossimo, suor Nina l'aveva messa vicino a me, diceva che dovevo aiutarla certe volte... ma certe volte!!! Lei voleva che svolgessi anche tutti i suoi compiti, mi copiava i problemi e mi tirava anche le trecce se non l'aiutavo, insomma una sfaticata, mi aveva scambiata per una missionaria, tutta dedita ad aiutare! No, per niente, io per dispetto le prendevo la merenda dallo zaino, almeno mi facevo pagare i servizi resi! E poi piangeva sempre, era una vera lagna! Due della mie insegnati erano davvero "una strana coppia", ricordate Stanlio e Ollio? Identiche, solo che erano vestite da suore. Una magrissima, Suor Chiara, smunta in viso, con l'aria svanita, occhialini rotondi neri sul naso, l'altra grassa, suor Giovanna, con il viso cicciotello e due guance rosse che pareva avesse preso un colpo di sole in viso, che incorniciato dalle fasce bianche del copricapo talare sembrava che potesse esplodere da un momento all'altro. Non mi capacitavo come potesse essere così, diciamo "rotondeggiante", la mia curiosità innata non mi dava pace, dovevo capire perchè fosse così diversa da Suor Chiara, così mi infilaì sotto le sue vesti, dovevo constatare personalmente!... Non vi dico che scandalo! Ricordo come fosse adesso, lei si divincolava, alzava le sottane, gridava "esci subito Gioia", gridava come se le si fosse infilato un topolino sotto l'abito talare, io per la paura mi aggrappai ad una sua gamba che sembrava un cosciotto roseo, pensandoci sorrido, avevo profanato le sottane di Suor Giovanna! Ne seguirono lamentele e rimproveri vari, accompagnate dalla presenza di mio padre che, scusandosi con Suor Giovanna, quasi sembrava volesse sprofondare per l'accaduto... ma cosa pensate fosse stato meglio portarmi il dubbio della differenza di fisico per tutta la vita? Grossi lacrimoni scendevano sul mio viso, papà non sapeva resistermi, lui mi capiva, mi prese in braccio e come per consolarmi mi disse "Gioia, tesoro mio, ma giusto le cosce di Suor Giovanna dovevi andare a guardare? La mia paura è che adesso non ceni per lo spavento!"... e sbuffò in una fragorosa risata. Mi strinse a sè, non sapeva essere severo più di tanto, Dio quanto mi manca! Un bacio papà.

domenica 3 maggio 2009

La piccola Gioia - prima parte

Stanotte son rientrata un pò tardi, ma si sa che quando si è con amici e la compagnia è piacevole il tempo vola ed ho anche esagerato un pò, cosa che non è da me, bevendo un pò di birra che mi ha fatto star male questa notte... giuro, non esagererò più! Stamattina a fatica mi sono alzata, sembra come se mi fosse passato un camion addosso, la mia gattina Miss mi guardava perplessa, barcollavo un pò ed avevo un tremendo mal di testa. Subito occorre del caffè nero amaro, almeno mi rimetto sù, nemmeno avessi fatto una sbornia, non reggo nemmeno un paio di bicchieri di birra! Mi guardo allo specchio: oh mamma mia!! Sono io quella che si riflette?? Il mio viso è pallido, fa quasi concorrenza al colore della mia camicia da notte, se non fosse per il corpino ricamato con variopinti mazzolini di fiori mi confonderei con la stessa! Su, non mi resta che schiarirmi le idee sotto l'acqua della doccia, ultima ancora di salvezza in questo momento, ho troppo da fare, devo darmi una smossa! Mamma mi ha mandato alcuni pacchi di libri, non li ho ancora aperti, tutti aspettano pazientemente che io li apra. Avvolta da un morbido accappatoio rosa, con i capelli trattenuti a"turbante", mi sento rinata! Ci voleva una bella doccia. Prendo alcuni libri dallo scatolone, devo darci sotto, mi rimane poco tempo e sono allo sprint finale, non posso più dormirci sopra! Mentre pettino i miei lunghi capelli sfoglio le pagine di un libro, oddio... una foto di mio padre con me in braccio, è stata mamma sicuramente a metterla lì, dove sapeva che l'avrei trovata senz'altro. Che bella sorpresa! Istintivamente bacio il viso di mio padre, la porto sul mio seno come per abbracciarlo, com'ero piccola in questa foto, indossavo un vestitino di carnevale, quello di cappuccetto rosso... non lo sopportavo! Sul mio viso si nota tutto il mio diniego verso di esso, avevo un viso imbronciato che affiorava da un cappuccio rosso di raso con merlettino bianco, le mie trecce scivolavano giù sin al grembiulino bianco, sembravo una pantera nelle vesti di cappuccetto rosso... tanto ero nera quel giorno! E mio padre che mi osservava perplesso, come fosse già pentito di avermi fatto indossare quella mascherina. Lui mi capiva, eravamo quasi in simbiosi noi due. Figlia voluta, desiderata, alla nascita mia madre mi raccontava che lui piangeva per la felicità, non riusciva a dire altro "che gioia, Dio mio, che gioia che mi hai dato"... ed ecco da lì il mio nome Gioia, certo non usuale, non classico ne esotico, ma rispecchiava lo stato d' animo di mio padre: era nata la sua Gioia. Sono nata di Maggio, al mattino presto, dopo un lungo travaglio di parto, mamma diceva che mi complicavo la vita sin d'allora; son cresciuta in una famiglia dove, senza retorica, vige amore, rispetto e comprensione. I miei fratelli a modo loro hanno cercato di adeguarsi sin dall'inizio all'arrivo dell' "intrusa", ho scombinato in un certo senzo la loro territorialità: insomma, era arrivata quella che li avrebbe messi in riga!! Non potete immaginare come sorrido se penso come mi risponderebbero adesso e non mi sogno di trascriverlo, sarebbe anche diciamo... volgare?! Sin da piccola, mio padre mi diceva che avevo una marcia in più rispetto a gli altri bambini, io ho sempre pensato lo dicesse per amore, lui era il mio punto fermo nell'età dei cento perchè, spesso rivolgendomi a mia madre per avere una spiegazione per un dubbio mi vedevo rimandata indietro da un "poi te lo dico "; forse troppo occupata per il suo da fare, non sempre mi accontentava ed io non me la prendevo più di tanto, poi avrei aspettato papà, lui non mi avrebbe lasciata con i miei dubbi nei miei molteplici "perchè??". Lo aspettavo la sera, mi metteva sulle sue ginocchia ed io mentre lui cenava cominciavo a chiedere "papà, mi dici perchè si nasce, perchè vengono le malattie, perchè perchè?"... lui non si stancava mai, cercava di spiegarmi le cose in modo semplice per appagare la mia fame di sapere. Mio padre mi insegnò a scrivere e a leggere: non avevo nemmeno cinque anni, forse meno, e già sapevo leggere e scrivere grazie alla sua pazienza. Ricordo le mie prime " parole crociate", mi piaceva farle; certo, facevo le più semplici, ciò che non sapevo me lo cercavo sui libri, come faceva lui e come mi aveva consigliato di fare. La mia maestra delle elementari non credeva che facessi questo, e ricordo mi mise alla prova alla lavagna, con un semplice quadro somigliante allo schema delle parole crociate con semplici domande ad incastro, a cui io davo la risposta completando il quadro. Mi disse "tu, piccolina, sei davvero una Gioia!"... era commossa e stupita, io pensai fosse solo molto affezionata a me. Passavano gli anni, crescevo, il mio corpo acerbo si trasformava, si riempivano i miei fianchi, si arrotondavano i miei seni, i tratti somatici di bambina lasciavano sul mio viso il posto a quelli di donna, conservando gli occhi chiari come quelli di mio padre e la folta chioma di lunghi capelli mori come quelli di mia madre su una carnagione rosea che dava risalto al tutto. Caratterialmente sono molto paziente, ma come carattestica del mio segno zodiacale, il Toro, se poi tirano" troppo la corda" allora poi vedo rosso e vi assicuro che divento davvero furiosa!! Amo l'arte, la scultura, la pittura, dipingo quando ho del tempo libero, ho molta fantasia; non mi fermo ad una sola risposta, ne ricerco delle altre per appagare i miei perchè, che ancor oggi mi accompagnano nella mia "fame di sapere". Non sopporto l'arroganza, sinonimo di ignoranza, e il non rispetto verso il prossimo, amo la mia musica, ma quella che piace a me, fatta di note classiche che mi rilassano ed accompagnano i miei pensieri. Amo i miei silenzi, il ricercare me stessa quando la solitudine è la mia compagna e sono solo io e me stessa, e cerco di analizzarmi per migliorarmi. Anche da fanciulla avevo le mie giornate "no", prendevo qualche libro e mi chiudevo nella mia cameretta, fra le mie cose, volevo restare da sola, noncurante delle lamentele di mia madre che giustificava il tutto con un "oggi la signorina ha la luna storta"! Forse aveva anche ragione mamma, ma io sentivo il bisogno di isolarmi, forse per ricercarmi....

sabato 25 aprile 2009

Amanti

Oggi è "rosso" sul calendario, o almeno così si dice per classificare un giorno festivo del mese, ne approfitterò per sistemare qualcosa in casa, sembra un pozzo di disordine e la mia camera è ingorda di esso! Non mi son nemmeno vestita ancora, gironzolo per casa ancora in camicia da notte; Una bella camicina dalle tonalità color oro, lunga fino a sfiorarmi i piedi, morbida, delicata com'è il raso di seta, che scivola dolcemente sul corpo, che lo fascia come se volesse accarezzarlo, abbracciarlo, farlo suo. Me la prendo comoda oggi, posso fare tutto con calma, tanto con calma... non mi va di far niente! Non sono per niente "fimmina di casa"(donna di casa), anzi direi piuttosto una "sicula ribelle e lavoratrice all'estero"... insomma, sono una sicula persa, come dico io, e sorrido definendomi così, "vergogna della famiglia sono!". Gioco con alcune ciocche dei miei capelli, le mie dita si divertono ad attorcigliarle fra di loro, ma forse è meglio che li raccolga in una lunga treccia, le mie ciocche son più ribelli di me, scendono disordinatamente sulle mie spalle, dentro i miei seni... furbe, fanno finta di scivolarci dentro per caso, invece godono nell'accarezzarmi e mi procurano piccoli brividi, come un solletico. Coraggio, dò inizio ai grandi lavori!! Riassettando, trovo in un angolo vicino al mio letto il pigiama del mio amore, lo avvicino al mio viso, cerco di sentirne ancora il suo profumo, sorrido: quanto poco l'ha usato in questi giorni che siamo stati insieme! Socchiudo gli occhi, ripenso ai bei momenti trascorsi con lui... perchè il tempo non si può fermare?! Perchè anche se si ama, come noi ci amiamo, agli occhi della società siamo considerati "Amanti". L'etimologia della parola amante, colui che ama, deriva forse dal greco "Mao" ovvero desiderio, dal latino "amans, -ntis' " ovvero "che ama-amante"! Ma non è così bella come sembra, delle volte è come un insulto, un qualcosa da nascondersi. L'amante ha un ruolo secondario, vale poco più di niente, è spesso soggetta a sguardi e sorrisetti ironici della gente, deve vivere il suo amore di nascosto, come fosse un peccato; vive la sua solitudine, è come fosse la "Fenice" che risorge dalle ceneri, lei rivive solo quando è vicino al suo amore, quando solo una carezza, un bacio, una dolce parola d'amore le instilla gocce di vita. Ma spesso gli amanti diventano ancora più complici fra di loro per difendere il loro amore, forse è la situazione che li rende poi più forti per lottare contro tutto e tutti. Amore mio, noi viviamo emozioni intense, quando siamo insieme uno fra le braccia dell'altro, siamo solo noi e nessun altro, ci lasciamo indietro tutto, vogliamo viverlo questo amore e nulla ci importa se ci chiamano... "Amanti". Un bacio sulle tue labbra.