
Quanta tenerezza mi faceva Annamaria, sembrava se li cercasse tutte lei le storie complicate, o forse aveva avuto la sfortuna di incontrare solo uomini stronzi ... si, forse più la seconda ipotesi!! Spesso alcuni più si vedono amati e più ricambiano recalcitrando, non meritano nulla questi uomini, sono destinati a rimanere da soli perchè chi "pesta" chi li ama resterà da solo e ben gli sta!... poi rimuginerà, ma sarà troppo tardi ormai. L'osservavo mentre sembrava si rilassasse, pronta per raccontarmi qualcosa di forte; una bella donna, sempre elegante, ricercata nel gusto dell'abbigliamento che, anche se non griffato, su di lei sembrava da gran atelier, modi pacati, molto intelligente, una donna che nel suo campo lavorativo è molto stimata ed apprezzata da tutti coloro che la circondano e non solo. Si tuffa nel suo lavoro come volesse estraniarsi dal mondo intero e, traendone grandi soddisfazioni, non sta mai ferma, io la vedo ogni giorno, chiusa nel suo camice bianco, non si concede riposo, è sempre disponibile con tutti ed ha sempre un sorriso o una parola dolce per i suoi pazienti. Lei è così, dà tanto, forse perchè la vita le ha donato poco! Accarezzavo il mio gattino che al solito mi passeggiava addosso con il suo passo felpato, lei si alzò dalla poltroncina e venne verso di me, sollevò il gattino e poi lo strinse a se come fosse un bimbo: "Sai Gioia"mi disse,"quanto ho desiderato un figlio"la vita le aveva negato anche questa possibilità, la maternità, e lei riversava il suo amore sui figli degli altri, i suoi piccoli pazienti e poggiò la sua guancia sul musetto del mio gattino e lui stava buono buono, sembrava capisse che era un momento dove le coccole erano tutte per lui e allora non protestava ... Ma lei, capivo, coccolava il mio gatto Papero mentre il suo pensiero era lì, al suo Giosuè. Continuò "Gioia ricordi quando ho detto che stavo male? che avrei preso qualche giorno per riprendermi?'" ... certo che lo ricordavo, lei così ligia nel suo lavoro, allora pensai che doveva sentirsi davvero male per assentarsi. "Non stavo male, dovevo incontrarmi con Giosuè": la guardai stranita, non era da lei tutto ciò, quest'uomo le aveva rapito il cuore. Si sedette ai piedi del mio letto, io mi misi seduta, gambe incrociate di fronte a lei sul mio letto, capiì che il bello della storia stava per iniziare, volse lo sguardo verso di me accennando un sorriso: "Sapessi come l'aspettavo, non vedevo l'ora d'abbracciarlo, di stringerlo a me e baciarlo, com'era dolce, quando l'ho visto mi è parso ancora più bello, il mio "Ducittu"... io lo chiamo così, e lui sai come mi chiama?'Dolce sicula'. Lo potevo accarezzare, toccare, era una sensazione bellissima Gioia! Era riuscito a venire da me, nonostante la gelosia della moglie lui aveva cercato un sotterfugio per raggiungermi ed era con me! Mi offrì delle bellissime rose, bianche, rosa tenue, gialle dai toni sfumati, lui sà che non amo le rose rosse e aveva scelto per me le belle fra le più belle rose che avessi mai visto... o forse mi sembravano tali, tanta era la mia felicità. Indossava un abito in fresco lino chiaro, camicia appena sbottonata sul petto, alto ma non troppo, viso abbronzato, sorriso da bambino, occhi scuri belli e dolci, sguardo romantico sul quale si può leggere la sua malinconia, quella che io sola sò leggere. Io glielo dico sempre, nei tuoi occhi c'è tutta la tua vita . Andammo nella mia casa a mare, non era ancora alta stagione e quindi potevamo stare tranquilli, volevamo goderci quel pò che ci era stato concesso senza esser disturbati. Durante il tragitto che ci portava nella ridente cittadina del litorale messinese, Santa Teresa di Riva, appen

a dopo Taormina, Giosuè mi raccontava di come avesse escogitato il tutto per stare un pò insieme, scherzavamo, lui ogni tanto mi prendeva la mano e la baciava e io gli dicevo "Stai fermo, ti distrai! Se continui cosi' non arriveremo a destinazione!" e scoppiavamo in una fragorosa risata. Il vestito che indossavo era un bell'abito color verde mare, faceva spiccare la mia abbronzatura e mi donava molto, a Giosuè piacquè tanto, e alle volte lo vedevo sbirciare anche nella mia generosa scollatura! L'appartamentino si affaccia sul mare, dal balcone si può ammirare la battigia e, nelle giornate quando non c'è la foschia, la punta della Calabria. Il mare quando è calmo è come un velo azzurro, appena smosso da aliti di vento, dove piccole barche si poggiano sopra come a dondolarsi. Ammiravamo le bellezze della natura, poco lontano si vedeva il Castello di S.Alessio con la sua scogliera a strapiombo sul mare ricca di anfratti, meta di pescatori subacquei, dove le onde si infrangono e sembrano accarezzarla risaltando la sua bellezza naturale. Guardavamo estasiati, io gli facevo da Cicerone quando Giosuè mi strinse forte a sè, quasi a farmi mancare il respiro, e mi disse "si è bello tutto questo, ma tu sei ancora più bella, Anna". Mi baciò sulle labbra, com'era bello sentirle sulle mie, le sue mani mi accarezzavano voluttuosamente, mi baciava sulle labbra, sul collo, sul seno ed io ne godevo i momenti. Lasciò scorrere fra le sue dita le cerniera del mio vestito, il quale si aprì sulla schiena, girò alle mie spalle e mi iniziò a baciare con dolcezza, sentivo le sue labbra scivolare sulla mia schiena come gocce d'acqua, brividi intensi mi pervadevano tutta, le sentivo umide e calde allo stesso tempo, fece scivolare il mio vestito per terra ai miei piedi... era di fronte a me, il mio Giosuè. Lo spogliai dei suoi abiti, sbottonavo piano piano la sua camicia e le mie labbra lo baciavano sul petto, lui con le sue mani sui miei fianchi gemeva di piacere, inclinava il capo indietro e sussurrava il mio nome, godevamo di quei momenti di passione, volevamo viverli intensamente, sapevamo entrambi che forse non avremmo più potuto riviverli". Annamaria si alzò dal letto, fece alcuni passi, portò le sue braccia al petto incrociandole come se stesse abbracciando il suo Giosuè, con gli occhi socchiusi fece un giro su sè stessa, il suo corpo era lì con me ma il suo pensiero era tutto con lui, riviveva quei momenti come fosse presente. E continuava, non si fermava nel raccontarmi, non osavo interromperla, erano lei e il suo amore, non esisteva nessun altro in quei minuti. "Giosuè mi spogliò della mia lingerie, mi prese in braccio e mi poggiò sul letto con dolcezza, si sdraiò su di m

e, io lo sentivo, si! Sentivo il calore del suo corpo su di me, le sue labbra, lo sentivo dentro di me... Siii lo sentivo, era mio, era lì con me, lo accarezzavo, le mie mani potevano percepire un leggero velo di sudore, sentivo il profumo della sua pelle, godevo da impazzire ad ogni suo... vibrare intensamente dentro di me. I nostri corpi ancora avvinghiati girarono su sè stessi ed io mi ritrovai su di lui, Giosuè stava così, sotto di me, con le braccia aperte, e gridava il mio nome "Anna Anna, ti adoro, sei mia, è bellissimo, ancora Gioia mia" ed io incalzavo il ritmo dell'amplesso, le mie mani sul suo petto, non mi fermavo volevo godere tutto di lui dentro di me... poi le sue mani mi cinsero i fianchi e mi iniziò a spingere sempre più, sollevava il capo e mordeva delicatamente i miei capezzoli, raccoglieva i miei seni fra le sue mani... Dio come mi manca!"... Annamaria portò le sue mani sul viso e si abbandonò ad un pianto liberatorio, o solo di dolore, o forse erano entrambi, le lacrime le scendevano giù sul viso, sembrava una bambina che avesse perso la sua bambola preferita e ne soffriva, ma non era questo per lei, no, il suo pianto racchiudeva tutta la sua tristezza e l'amarezza che covava dentro di lei. Mi alzai dal letto, l'abbracciai, lei si strinse a me, voleva esser confortata, si sentiva vuota, cominciavo a capire che anche quest'uomo l' aveva fatta soffrire.....