lunedì 7 luglio 2008
La farfalla
Buon giorno ,giorno, questa mattina ho fatto tardi, non riuscivo ad alzarmi, che mi stia impigrendo?? Nooo,questo mai! Solo sonno in più. Dopo una doccia veloce, meditazione davanti al mio guardaroba. Che mi metto?? Ho un appuntamento di lavoro, oggi pantaloni di lino bianchi e camicetta fucsia, sandaletti bianchi ,mi stanno bene. Mi specchio,una bella spazzolata ai capelli, un filo di trucco, però.... oggi Gioia è ok!! Devo scappare, farò tardi. Sono ferma in mezzo al traffico, il mio sguardo si ferma ad una giovane donna con il suo bambino nel passeggino, che bello, tiene il ciuccio in bocca e la sua mamma lo sistema un pò . E il mio pensiero torna indietro, si, a quel giorno quando mi accorsi che la mia non era una gravidanza ma solo un forte ritardo. G.era fuori ad un convegno, la sera non ebbi il coraggio di dirglielo, avevo come un presentimento. G. non l'avrebbe presa per niente bene, lui lo aspettava questo figlio, indugiai a dirglielo, aspettai che ritornasse, preferivo dirglielo di presenza che era stato solo un ritardo.Quando il mio ex fidanzato ritornò, ero ansiosa, cercavo le parole per dirgli che non sarebbe stato padre in un prossimo futuro. La sera ci incontrammo, indossai uno degli abiti preferiti da G., un abitino di lana leggera color lilla molto delicato nella tinta con un cappottino bianco molto bello, capelli sciolti lungo le spalle. L'abito mi vestiva perfettamente, i miei seni erano come se affiorassero in maniera superba sotto di esso, aderiva dolcemente sul mio corpo e non lasciava trasparire affatto il mio ventre non più gonfio. G.appena mi vide mi accolse con un abbraccio,mi disse:"Dio come sei bella,una mammina stupenda!"... raggelai. Dovevo pur dirglielo! Andammo a cena, lui parlava dei suoi impegni, del congresso a cui aveva partecipato... sembrava un fiume in piena, io lo ascoltavo, ma non riuscivo ad applicarmi in nessun argomento, non riuscì a toccare cibo , l'ansia e il timore di dirglielo mi attanagliavano. La cena finì, in macchina lui mi chiedevaa perchè avessi mangiato così poco ed attribuiva il tutto al mio stato. Andammo a casa sua, non potevo più indugiare, dovevo dirglielo! Mise la mia musica, il mio solito Martini e allora presi tutto il coraggio che avevo e glielo dissi. Non scorderò mai il suo viso, era un misto di delusione,di sconfitta, di amarezza, quasi di odio, mi guardò e all improvviso mi diede uno schiaffo violento in viso che mi fece cadere sul divano. Ero stordita, non immaginavo questa reazione violenta, mi guardò ed io avevo timore che mi alzasse ancora le mani, non riuscivo ad alzare lo sguardo, mi tenevo la guancia come a proteggerla e a confortarmi. Era furioso "non sei capace neanche a darmi un figlio sei solo una troi...". Avevo paura ,allora dissi a me stessa, pensa a qualcosa di bello sarà meno dura sopportare ... e allora pensai al mio amore, si a lui, come avrei voluto fosse lì per difendermi, lui mi avrebbe confortata e io mi sarei rifugiata fra le sue braccia per scappare dalla rabbia di G. Avrei voluto essere una farfalla in quel momento, per volare ed essere vicina al mio amore lontano e vivere ed amarlo anche per un solo giorno. Era veramente arrabbiato, me ne faceva una colpa come fossi stata io la causa della mancata gravidanza. Non riuscivo a dire una parola, lui imprecava, bestemmiava, me ne diceva di tutti i colori. Pensai "adesso si è sfogato , si calmerà". Si avvicinò a me, mi tirò per un braccio violentemente, cominciò a spogliarmi; lo guardavo attonita, ero come paralizzata. Mi spogliava e a sua volta si toglieva i vestiti di dosso, li scaraventava per terra ed imprecava... ma capivo bene cosa mi dicesse: mi ingiuriava. Mi strappò letteralmente la mia lingerie che fece volare nel centro della sala,mi disse "adesso vediamo se non resti incinta!". Mi buttò sul divano e fece sesso con me in maniera violenta, un misto di rabbia e di rancore, non mi chiamava "perla" ma "troi...", mi sentivo solo un corpo che lui usava. Un senso di nausea mi pervase, non riuscivo a continuare, ma lui continuò lo stesso, doveva inseminare la sua donna. Era solo questo quello che voleva, non poteva fallire questa volta e quindi continuò tutta la notte. Il mattino mi trovò disfatta, con ancora i segni sul viso, glielo feci notare; ma lui quasi con non curanza mi disse "mettici sopra un pò di fondotinta!". Che schifo di vita che facevo, era ora di finirla!
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